Probabilmente il problema di Fido è che non c’è un accordo scritto.
Ma allora solo gli accordi scritti hanno valore? Un patto stretto a voce dovrebbe vincolarci ugualmente, ma evidentemente questo richiede una condivisione di un framework morale e soprattutto il senso morale dei contraenti, che devono volersi attenere al patto.
Si può certo dire che il cane è l’unico che non viene mai meno all’accordo che stringe con il “suo” umano. D’altronde, mi pare che sia stato Desmond Morris a suggerire che in realtà il cane è un fine psicologo ma non precisamente un tipo corretto nel rapporto uomo-cane: individua i nostri punti deboli e ne approfitta. Tutti i gesti che compie sono in qualche modo calcolati per ottenere quello che vuole (cibo, coccole, casa ecc). Sa che guardandoci in un certo modo otterrà qualcosa, scodinzolando qualcosa d’altro e così via.
E però, non sono forse queste le condizioni antropologiche (antropologiche anche se c’è di mezzo un canide) di partenza della teoria del contratto? Egoisti razionali che compiono passi per ottenere il massimo possibile di quello che vogliono.
Quindi da un punto di vista teorico/morale, il cane ha ragione.
Però il cane non è stato abbandonato in autostrada, ma accompagnato dal veterinario. Un inganno a fin di bene.
Probabilmente il problema di Fido è che non c’è un accordo scritto.
Però il cane non è stato abbandonato in autostrada, ma accompagnato dal veterinario. Un inganno a fin di bene.