Di questo articolo di Antonio Tajani sulla clonazione animale a scopo alimentare apprezzo soprattutto lo sforzo di non tirare in ballo il nazismo: durante la lettura si percepisce l’incredibile sforzo del vicepresidente della Commissione europea che tenta in tutti i modi di dominarsi e non citare il Terzo Reich. Purtroppo, come il maratoneta Dorando Petri alle olimpiadi del 1908, crolla sul finale: «la storia ha già condannato progetti di questo tipo cari alle peggiori dittature del secolo scorso».
Due passaggi mi sono invece abbastanza oscuri.
Per quanto riguarda l’Italia, il 79% dei connazionali afferma di conoscere in cosa consiste la tecnica della clonazione animale [..]
Questo dato direi che non significa assolutamente nulla. È come chiedere a uno studente se ha studiato: per quanto possa essere sincero, questa domanda non può certo sostituire l’esame. Sarebbe stato molto più interessante leggere “il 79% ha risposto correttamente a una domanda specifica sula clonazione”.
In casi come questo d’incertezza scientifica si applica, infatti, il cosiddetto “principio di precauzione” che, in base al Trattato, obbliga la Commissione europea a adottare le misure necessarie a tutela degli animali, degli esseri umani e dell’Ambiente.
A lasciarmi perplesso non è il riferimento al principio di precauzione, e neppure il termine “incertezza scientifica” (cosa significa?). No: è quel “degli animali, degli esseri umani e dell’Ambiente”. La maiuscola di “Ambiente” insieme a “animali” e “esseri umani” minuscoli lascia pensare che si tratti di un climax ascendente, ma così non può essere: per il vicepresidente della Commissione europea l’Ambiente non può essere più importante degli esseri umani.
Mi verrebbe da supporre chi potrebbe essere nel 21% che ha dichiarato di non conoscere la tecnica della clonazione… (ma poi dici che sono troppo cattivo)
Comunque occorrerebbe applicare a queste “esternazioni” i principi dei sondaggi elettorali, ovvero pubblicazione delle fonti… oppore fare come fanno quelli che hanno un minimo di cervello non spappolato prendere il tutto …cum grano salis (spero che sia corretto, il mio latinorum non è certo impeccabile) e buttarli via come le opinioni che vengono propagandate da “certe fonti”.
Cordiali saluti a tutti
P.S. Non voglio entrare in tema poichè io avrei risposto no alla “fumosa” domanda, ma…
la clonazione ridurrebbe la diversità biologica anche se fosse applicata per la ripopolazione di quelle specie che non si riproducono in cattività?
@Riccardo: Immagino che la clonazione non verrebbe accettata neppure per la ripopolazione di specie in via di estinzione in quanto innaturale. Ma è una supposizione, e limitata ai gruppi più duri e puri: penso e spero che esistano anche ecologisti più aperti.
In realtà la mia domanda era più “tecnica”. Comunque costringere (quasi come una tortura) all’accoppiamento degli animali che in cattività non si riprodurrebbero o usare la fecodazione artificiale (ovviamente forzosa) o la clonazione, quali di questi metodi sarebbe naturale o eticamente sostenibile?
@Riccardo: Non ne ho idea: naturale tutti o nessuno, dal momento che “naturale” può dignificare tutto o niente; eticamente sostenibile… non lo so, mai riflettuto sull’etica della cattività animale.