“Chi giudica non può non ascoltare il sentimento di un Paese” leggo nel catenaccio1 di un’intervista di Fabio Regazzi, consigliere nazionale svizzero appartenente al partito popolare democratico, a LiberaTV.
“Ascoltare il sentimento di un Paese” mi richiama subito alla mente il secondo paragrafo del codice penale del regime nazista che definiva reato “ogni fatto contrario al sano sentimento del popolo”.
Così, stavo per scrivere un post composto da due citazioni, la prima il virgolettato di Regazzi, la seconda l’articolo del codice penale.
Perché non l’ho fatto?
Innanzitutto perché la Reductio ad Hitlerum è una fallacia logica che un filosofo non dovrebbe usare.2
Ma soprattutto perché Regazzi ha detto cose un po’ diverse da quel virgolettato:
È vero ed è giusto, [i giudici] devono applicare la legge senza farsi condizionare dal sentimento popolare. E sottolineo pure che non penso che non abbiano applicato correttamente la legge, ci mancherebbe.
[…] Anche i giudici vivono in mezzo agli altri cittadini svizzeri e credo sia corretto avere la sensibilità di sentire, ascoltare, quello che è un sentimento popolare largamente diffuso. E questo, lo dico di nuovo, senza minimamente contravvenire alla legge. Semplicemente interpretando in maniera più restrittiva le norme già previste dal codice penale.
Nessuna Reductio ad Hitlerum, quindi, anzi un discorso tutto sommato equilibrato e lontano dalle diffuse voglie di giustizia sommaria – per quanto non necessariamente condivisibile. E mi sembra giusto renderne atto a Regazzi.
- Dicesi catenaccio “sottotitolo in carattere tipografico più marcato del sommario, destinato a chiudere il titolo e a polarizzare l’attenzione del lettore” (Devoto-Oli 2007. [↩]
- Essendo poi il politico in questione un conservatore, sarebbe più simpatica una Reductio ad Stalinum, visto che anche l’Unione sovietica aveva una norma simile. [↩]
Nella nota: catenaccio, non carenaggio. 🙂
@Marco Cagnotti: maledetto correttore automatico!
Adesso è catenaggio, ma forse catenaccio è meglio 😉