Il terrore della razionalità

L’etimologia di ragione non lascia spazio a molti dubbi: è razionale una persona che calcola, conta, valuta proporzioni.
Fingiamoci esseri razionali e calcoliamo.

Secondo il National Highway Traffic Safety Administration (NHTSA), nel 2005, in seguito ad incidenti stradali, some morte negli Stati Uniti d’America 43443 persone: 14,66 morti ogni 100000 abitanti.

Leggermente meglio per gli incidenti sul lavoro: secondo lo U.S. Department of Labor “solo” 4 morti ogni 100000 lavoratori, per un totale di 5702 persone rimaste uccise sul luogo di lavoro.

Più difficile stimare le morti legate al fumo, all’alcol, alle droghe in generale, all’inquinamento e ad una alimentazione malsana.
Secondo la American Cancer Society, ogni anno circa 438000 persone muoiono a causa di sigari e sigarette. L’alcol causerebbe invece circa 85000 decessi l’anno, l’inquinamento 50000. 365000 sarebbero invece i decessi riconducibili a problemi nutrizionali, legati eventualmente ad una scarsa attività fisica.
Meglio essere cauti su queste cifre e considerare, per il nostro calcolo, solamente una parte di questi decessi. Stimiamo quindi che i decessi dovuti a “stili di vita malsani” (alcol, droga, cibo malsano, fumo) siano 100000 ogni anno.

If you see something, say somethingIn totale, si hanno almeno 150000 morti ogni anno, solo negli Stati Uniti, senza contare gli invalidi più o meno gravi.
L’11 settembre 2001 morirono circa 3000 persone, e da allora negli Stati Uniti non vi sono stati altri morti per terrorismo.

È possibile fare calcoli simili anche per molte altre nazioni. La conclusione, razionale, è molto semplice: è più facile morire a causa di incidente sul lavoro, o mentre si è in automobile, oppure per i danni causati da fumo e alcol, che per un attentato terroristico.
Per vivere il più a lungo possibile, è razionalmente meglio fare attenzione a quello che si mangia e si respira, piuttosto che al passaporto o alle idee politiche e religiose dei vicini di casa.

L’uomo, se è davvero un animale razionale, lo è saltuariamente: a preoccupare le persone sono soprattutto gli attentati, non gli incidenti stradali. La minaccia di un atto di terrorismo è in grado di svuotare metropolitane e luoghi di villeggiatura, mentre quasi nessuno rinuncia a fare un giro in auto per paura di incappare in un incidente.
La irrazionalità di questo comportamento risulta ancora più evidente se si prova a ribaltare la situazione. Immaginate di aver preso la decisione di uccidervi, ma non possiate farlo nella classica maniera, buttandovi giù da un ponte o , altrimenti i vostri cari non potranno incassare i soldi dell’assicurazione sulla vita. Ebbene: cosa fareste? Andreste in vacanza a Sharm El Sheik, Londra e Istanbul sperando in una autobomba, oppure cerchereste casa vicino ad una centrale elettrica a carbone, passando la giornata a fumare sigari, bere birra, mangiare salsicce e, per concludere, lunghi giri in macchina superando i limiti di velocità?
Lascio volentieri alla psicologia lo studio dei motivi di questa irrazionalità.

If you see something, say somethingA questa irrazionalità delle persone corrisponde una parziale irrazionalità della politica. La lotta al terrorismo è una delle priorità di quasi tutte le amministrazioni; lo stesso, purtroppo, non si può dire per la riduzione dell’inquinamento o per la sicurezza sulle strade e nei luoghi di lavoro.
Questa irrazionalità è tuttavia parziale: i politici, in una democrazia, si occupano del bene della popolazione, e se i cittadini sono in genere più preoccupati da terroristi che da pirati della strada e inquinatori, è comprensibile che i politici dedichino ai primi la loro attenzione, ignorando i secondi. È uno dei problemi della democrazia.

9 commenti su “Il terrore della razionalità

  1. Certo, è vero. Però l’alcol o gli incidenti riguardano la nostra vita biologica e la nostra sopravvivenza fisica. Le questioni sul terrorismo e le eventuali limitaizoni alle libertà per combatterlo- magari questioni un po’ sexed-up dalla stampa – riguardano la nostra vita di esseri razionali e sociali, insomma il nostro viver-bene, ey-zen. Due piani distinti.
    Si può discutere a lungo su come trattarle queste questioni, ma restano distinte dalla assistenza sociale o dalla prevenzione degli infortuni. Toccano la libertà.
    Eppoi, siamo sicuri che se ignorassimo le somme questioni( vabbè, iperbole… 😉 ) politiche su libertà, che bene o male includono anche l’attacco alle nostre democrazie e la democrazia nel mondo, avremmo un qualche interesse per le nostre condizioni fisiche?
    Io penso che deperiremmo e moriremmo di inappetenza e di fiato corto, con o senza le sigarette. Noi siamo biologicamente razionali, e per questo interessati a queste questioni, bah, chiamiamole “astratte”.
    ciao, Eno 🙂

  2. C’è un altro aspetto, a mio avviso: la tendenza ad assuefarci al pericolo.
    Forse è dovuto all’eccezionalità dell’evento traumatico il fatto di ritenerlo un rischio maggiore di tanti altri.
    Questa valutazione poco logica può essere un sistema di autodifesa che il cervello adotta contro un eccessivo stress da ‘preoccupazione’.
    E forse, anche se può apparire irrazionale, questo sistema ci garantisce una vita ‘normale’ anche se le condizioni sono le medesime di quando il pericolo si è manifestato la prima volta.
    Basta immaginare che vita di inferno sarebbe se costantemente ci accingessimo ad attraversare la strada con il terrore di essere investiti o mangiassimo un prodotto confezionato temendo il botulino…

    Il rischio, a questo punto, è quello di rilassarsi troppo.
    Proprio per questo, in alcune attività particolarmente pericolose come la bonifica di territori minati, i turni di intervento degli artificeri sono ridotti a pochi minuti.

    Saluti

  3. Sottoscrivo i vostri commenti: sono aspetti del discorso che avevo più o meno volutamente omesso.
    È vero che il terrorismo minaccia la libertà, bene forse di maggior valore del benessere e della salute. Tuttavia credo che il terrorismo sia una minaccia proprio per il terrorizza, se non terrorizzasse sarebbe inutile.
    È anche vero che è tutto sommato un bene, psicologicamente parlando, che ci sia “assuefazione”, altrimenti saremmo sempre tutti in analisi. L’osservazione di Marcoz sulla bonifica dei campi minati mi suggerisce una proposta: limitare fortemente la durata dei mandati ai politici, venti minuti al massimo 😉
    Aggiungo un’altra osservazione: il terrorismo potrà anche essere una minaccia di minor gravità rispetto agli incidenti stradali, ma il rapporto costo/prestazioni potrebbe comunque essere a suo vantaggio: se per salvare 100 persone dagli attentati devo spendere 10, mentre per salvarne 100 dagli incidenti stradali devo spendere 50, è più razionale investire nella lotta al terrorismo.

  4. Non male l’idea sui politici…
    Peccato che ci troveremmo di fronte a un aumento esponenziale di dichiarazioni in cui è attribuito all’amministrazione precedente lo scatafascio dei conti pubblici e della sanità!!!

  5. ivo, mi sembra che ti sei scordato il controllo: non puoi paragonare incidenti stradali e sul lavoro al terrorismo, semplicemente perche’ i primi due fanno parte, succedono, durante attivita’ che sono, piu’ o meno che sia, sotto il nostro controllo. il terrorismo terrorizza esattamente perche’ e’ imprevedibile, instantaneo, improvviso, a ciel sereno.

    la stessa cosa, invece, si puo’ dire sul cancro. ed in effetti, a livello personale, sono sicuro che il cancro e’ temuto piu’ del terrorismo. a livello politico, hai ragione che, probabilmente, si investe piu’ in politica estera e sicurezza che in medicina. pero’ c’e’ da dire che sulla prima i politici sanno, o pensano di sapere, cosa fare. sulla seconda, they haven’t got a fuckin clue!

  6. Anche la gomma che scoppia è un evento “imprevedibile, instantaneo, improvviso, a ciel sereno”, eppure non siamo terrorizzati all’idea che può succedere al tir che ci viene incontro e che non ci lascerebbe pressoché scampo saltando la corsia.

    Pensare di avere il controllo sulle nostre azioni quotidiane è un’illusione; possiamo solo ridurre le probabilità che un evento nefasto ci coinvolga e tentare di contenere i danni se proprio non riusciamo a evitarlo.
    Un classico esempio è dato dalla paura dell’aereo, statisticamente più sicuro dell’automobile.
    Si vede che non essere ‘al volante’, cioè credere di essere padroni del proprio destino, mette a disagio.

  7. Quello proposto da nullo mi sembra, ma non sono un esperto, una buona spiegazione psicologica del perché spaventi maggiormente un attentato in metropolitana che un tamponamento a catena in autostrada.
    Però ripeto che qui si sta facendo psicologia, e non sono la persona più titolata per discutere di queste cose…

  8. mi accodo a ivo per rispondere a marcoz – la differenza tra aereo e automobile conferma, non smentisce, quello che stavo dicendo.

  9. “non puoi paragonare incidenti stradali e sul lavoro al terrorismo”

    È questa la frase che non condivido.
    Allo stato attuale, temere di più un attacco terroristico piuttosto che un incidente è una valutazione irrazionale che matura anche a causa di una convinzione altrettanto irrazionale: pensare di avere veramente il ‘controllo’ sulle azioni quotidiane.
    Di razionalità o meno si parlava e il paragone ci sta tutto.

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