Quella qui a fianco è la pubblicità di una agenzia dedicata a chi, pur essendo (felicemente?) sposato, vuole concedersi una scappatella. Life is short. Have an affair, la vita è breve, concediti un’avventura (anche se sarebbe meno ipocrita: fatti l’amante).
Carlo Bellieni non è ovviamente d’accordo:1
Il matrimonio non è una burletta, il divorzio non è una passaggiata, il tradimento non è onesto.
Non so se l’esistenza di questa agenzia aumenterà i tradimenti o si limiterà a renderli meno rintracciabili da parte del partner tradito. Mi ha comunque colpito l’ultimo argomento di Bellieni: il tradimento non è onesto.
Credo sia l’argomento migliore (migliore, qui, non significa più efficace).
Il matrimonio è un patto (tra due individui – almeno per noi; in altri tempi e culture il patto era tra due famiglie o addirittura con tutta la comunità), e i patti vanno rispettati. Certo, se nel patto fosse compresa la possibilità di un’amante non si tratterebbe di tradimento vero e proprio e, pertanto, sarebbe onesto tradire. Ma al momento credo siano pochi i matrimoni così, e quindi ha ragione Bellieni: il tradimento non è onesto.
Come efficacia, l’argomento migliore è la difficoltà del divorzio. Ma è un sistema per avere più matrimoni ipocriti, non felici.
- Nota per mia moglie: neppure io sono d’accordo. [↩]
Indispensabile la nota alla moglie. 😆
Beh, è un argomento delicato, e difficilmente affrondabile in poche righe. Doserei le ire; e oserei dire che il tradimento (amoroso e amicale) è il buco nero in cui vengono risucchiati tutti i nostri bei principi e da cui irradia tutto il nostro risentimento per la nostra gettatezza in un mondo incomprensibile. Credo che il tradimento definisca le condizioni della nostra esistenza, che in un certo senso le dia un senso; a volte, anche al matrimonio e alla scelta dell’altro, di un compagno/a di viaggio. Succede che il tradimento sia necessario per la sublimazione del rapporto; succede che ne sia la pietra tombale; succede che il suo rifiuto conduca alla santità, o all’idiozia (vedi Doestoveskji).
Quindi l’idea del sito mi offende non tanto per l’oggetto della proposta, ma per il fatto che un concetto così alto ed un elemento così importante (del racconto) della vita di ognuno sia riproposta in un formato anonimo, volgare, svilito dall’essere il frutto di marketing pubblicitario, di ricerche di mercato, di populismo da letteratura harmony.
Sono d’accordo con la prima frase del commento di Bellieni “Il matrimonio non è una burletta” e solo parzialmente d’accordo con la seconda “il divorzio non è una passaggiata”: in fondo anche una passeggiata solitaria può avere un’equivalente spiritualità. Invece, che sia onesto o disonesto rispetto ad un contratto è irrilevante. Siamo tutti battezzati, e nessuno di noi è stato onesto nei contronti di quel primo contratto; in seguito di contratti ne abbiamo fatti a centinaia e a molti abbiamo mancato. L’unico con cui dobbiamo fare veramente i conti è quello con la nostra esistenza, e l’amore che abbiamo provato per l’altro (scusate, ma ho appena finito di leggere Kundera).
Credo che però questa pubblicità cristallizzi semplicemente un pezzo dell’ipocrisia che ormai da molto tempo esiste sul matrimonio. Mi dite il nome di un film o di una serie TV dove moglie e marito siano sempre stati fedeli?
E’ vero, il tradimento non è onesto. Ma credo sia peggio che una semplice disonestà, laddove vada a minare quello che dovrebbe essere la base di un rapporto: la “fiducia”.
un commento di tutt’altro segno…
notate come con “life is short” si possa sponsorizzare qualsiasi cosa: bersi l’ultima birra, farsi l’ultima sciata, buttarsi con il parapendio…
sarebbe interessante veicolare messaggi pubblicitari partendo dall’assunto opposto: “life is even too long, …”
“Siamo tutti battezzati, e nessuno di noi è stato onesto nei contronti di quel primo contratto”
Credo sia una grande forzatura definire un contratto valido quello a cui è sottoposto un infante…
Non è di grande validità, sicuramente. Ma gli altri, quelli che abbiamo stipulato in coscienza? Era la coscienza di allora la stessa di adesso? Possiamo dirci altro che non mera continuità cronologica di eventi di vita vissuta, contenitori di memorie in qualche misura estranee, corpi, peraltro sempre diversi, che transitano da una quotidianità all’altra fino a ritrovarsi in un luogo assai diverso? Per chi vale un contratto stipulato una volta e mai più rinnovato? Nei confronti di chi, e di cosa, siamo disonesti quando tradiamo? Ed è meno disonesto desiderare di tradire, ed impedirselo, in virtù di un contratto?
A meno che non sia possibile, come credo sia possibile, rinnovare la promessa. Magari attraverso una crisi. E il tradimento può aiutare.
Credo il contratto matrimoniale sia valido solo fino a quando non vi ci si appella al suo carattere contrattuale.
@Tomate sono d’accordo con te. Ecco una cosa indispensabile sull’argomento: Aldo Carotenuto, Amare Tradire, Fabbri editore 1992. Qui si legge… Sappiamo che il latino “tradere” voleva dire soltanto “consegnare”.
“Tradisco” deriva dal latino “trado”. “Trado” è termine composto di due morfemi, trans e do, cioè dare. Il prefisso trans implica un passaggio e, infatti, i significati originari di “trado” hanno tutti a che vedere con un dare qualcosa che passa da una mano all’altra. “Trado” può così significare l’atto di consegnare in mano a qualcuno (in custodia, protezione, castigo), l’atto di affidare per il comando o l’insegnamento, il dare in moglie, il vendere, l’affidare con parole, ovvero il tramandare, il raccontare. Nella forma riflessiva “se tradere” il verbo sta a significare l’abbandonarsi ad una persona, il dedicarsi ad una attività. Il sostantivo corrispondente “traditio” sta a significare “consegna”, “insegnamento”, “racconto”, “trasmissione di racconti”, “tradizione”. E’ interessante a tale riguardo notare come il ‘nomen agentis’ “traditor” possa significare sia “traditore” sia “chi insegna”.
“Tradire” è venuto con l’andar del tempo a significare di fatto il proprio opposto, smarrendo le valenze originarie. Ci si deve allora chiedere come è potuto accadere che dai significati positivi si sia passati all’accezione corrente negativa. L’inversione del significato s’impone già nella latinità e, molto probabilmente, anche a partire dal linguaggio miliare. Il significato originario di “passaggio”, “consegna”, infatti, può avere come oggetto il nemico e può allora connotare l’atto di consegnare al nemico (armi, città ecc.) e di farlo, appunto, tradendo [Pag. 9]. Il tradito merita di essere tradito e il traditore è costretto a tradire [Pag. 21].
@Tommy David: Sai, il divorzio non è una passeggiata! 😉
@tomate: A parte i matrimoni combinati (che da noi non hanno valore legale), uno sceglie volontariamente di sposarsi: il paragone con il battesimo (che uno, solitamente, non sceglie) non mi sembra reggere.
Sul life is too long: quali prodotti potresti vendere così?
@Sirjoe: La fedeltà, da un punto di vista narrativo, è in genere più noiosa del tradimento.
Del resto, trovami un racconto dove si racconta un viaggio in aereo e questo non viene dirottato. 😉
@Zar: Uh, non si sta ricavando troppo da una semplice etimologia?
@Ivo Di certo, ma rende giustizia al significato più profondo del tradimento a cui accennava Tomate. Rispetto poi al battesimo, il fatto che non venga scelto volontariamente rappresenta una delle contraddizioni più gravi del cristianesimo, a cui però i Battisti (e gli Anabattisti?), rimediano brillantemente.
“Del resto, trovami un racconto dove si racconta un viaggio in aereo e questo non viene dirottato.”
Lost. Però precipita. 😉
@ivo
si sicuramente è azzardato, ma non è essenziale per quello che volevo dire; cioè che a ogni contratto può essere legittimo (anche se a volta illecito) mancare, e che il tradimento può essere l’occasione per rinnovare – e ripensare – il contratto, propio quando di questo contratto non sono rimaste che gli aspetti “bucratici” e si è svuotato delle sue originali motivazioni.
“life is even too long: smoke a cigarette”
“life is even too long: fly Kazaki Airlines”
“life is even too long: try bungee jumping”
non me ne vengono di migliori, ci vuole un po’ di spirito.
@zar
interessante l’etimologia. anche il commercio, in un certo senso, è un tradimento: il proprio manufatto, frutto di cura, lavoro, pensiero, che viene scambiato, estraniato, ceduto a chi possibilmente potrebbe non apprezzarlo per come lo si è concepito, ma potrebbe valorizzarlo in altro modo. in un certo senso, questo è uno degli aspetti che più spaventano del tradimento amoroso: il fatto che il proprio amato possa trovare in un altro qualcuno che lo/la valorizzi di più, o diversamente; e che quindi questa persona un’altra persona, che non si è mai “posseduta” (che brutta espressione) o incontrata.
@Zar: Se pensi al battesimo come a un dono, non c’è contraddizione.
@tomate: Interessante lettura del tradimento – ma (e non lo dico solo perché mia moglie legge i commenti) credo che si possa arrivare a questo rinnovamento anche senza tradire.
Interessanti gli slogan. Non credo che volerei con la Kazaki Arilines, ma interessanti 😉