Un cellulare inizia a squillare.
Avvocato: Pronto?
Cellulare: Ciao sono io ti disturbo?
Avvocato: Non sono neppure le undici di mattina. Certo che disturbi! Mi sono appena svegliato: dimmi cosa vuoi che poi vado a far colazione al bar.
Cellulare: Temo dovrai rinunciare alla colazione, vecchio mio. Ho un problema grosso come una casa e solo tu puoi aiutarmi.
Avvocato: Cosa succede: tua moglie finalmente ti ha lasciato? Se è così dimmelo, che stasera la invito fuori a cena.
Cellulare: Non fare lo stronzo. Sono bloccato a Londra: mi hanno cancellato il volo e non riesco a tornare prima di domani. Il problema è che oggi pomeriggio dovrei essere in tribunale per una causa: difendo un tizio accusato di rapina a mano armata.
Avvocato: E io cosa dovrei fare?
Cellulare: Prendere il mio posto. Sei un avvocato anche tu, se non sbaglio. La mia segretaria ti dovrebbe inviare per mail la documentazione.
Avvocato: Ma io sono anni che difendo solo persone accusate di stupri e molestie sessuali!
Cellulare: Non sarà un dibattimento complicato: il programma c’è solo la testimonianza del derubato. Nulla di difficile. Ciao e grazie – Chiude la conversazione
Avvocato: Ehi aspetta non riattaccare… Stronzo.
Qualche ora dopo, in tribunale.
Avvocato: Buongiorno.
Vittima: Buongiorno.
Avvocato: Lei sarebbe la persona che ha subito il furto?
Vittima: Sì, sono io: il suo cliente mi ha minacciato con una pistola e mi ha costretto a consegnargli il portafoglio.
Avvocato: Capisco. Però lei non ha opposto resistenza?
Vittima – perplesso: Come scusi?
Avvocato: Sì, voglio dire: ha ceduto subito alle richieste dell’imputato.
Vittima: Aveva una pistola!
Avvocato: Sì, questo lo abbiamo appurato. Aveva una pistola, e probabilmente ha minacciato di usarla. Però lei poteva reagire, opporsi, tentare la fuga! Ma non lo ha fatto. Evidentemente non era così terribile per lei perdere i soldi.
Vittima: Ma poteva spararmi!
Avvocato: Come ha detto lei: poteva sparare, c’era la possibilità che il mio assistito sparasse. Una possibilità, contro la certezza che lei ha consegnato il portafogli!
Il derubato, paonazzo in viso, rivolge uno sguardo speranzoso verso il pubblico ministero che si alza ma, prima che possa iniziare a parlare, viene interrotto dal giudice.
Giudice: Pregherei il pubblico ministero di non fare obiezioni e il teste di rispondere alle domande. Solitamente queste cause sono molto noiose e non voglio fermare l’avvocato, che sembra finalmente ravvivare la situazione.
Avvocato: Bene. Continuiamo con le domande.
Vittima – Leggermente più rilassato di prima: Continuiamo.
Avvocato: Abbiamo appurato che lei ha volontariamente consegnato il portafogli all’imputato.
Vittima: Ma aveva una pistola.
Avvocato: Sì, ha consegnato il portafogli all’imputato armato di pistola. Ma è così importante: anche i poliziotti sono armati, ma non per questo i passanti consegnano loro i propri averi. Ma andiamo avanti.
Vittima – Incredulo: Andiamo avanti.
Avvocato: Dunque, lei dove teneva il portafogli?
Vittima: Nella tasca dei pantaloni.
Avvocato: Che tipo di pantaloni indossava, quando avvenne il fatto?
Vittima: Non mi ricordo.
Avvocato: Che si ricordi, e la prego di fare uno sforzo di memoria, la sagoma del portafogli nella tasca era visibile?
Vittima: Molto probabilmente sì. Ma cosa c’entra?
Avvocato: Come cosa c’entra? Lei ha provocato l’imputato, mostrandogli il portafogli! Non ha fatto nulla per nascondere, per occultare, per non indurre in tentazione gli altri. Anzi: come ha ammesso or ora, era tutto in bella mostra! Come se avesse acceso una insegna al neon: “Portafogli facile, servitevi pure!”
Vittima: Ma è impazzito?
Avvocato: La invito ad un maggiore rispetto.
Vittima – sempre più incredulo: Va bene, andiamo avanti.
Avvocato: Bene. Posso chiederle cosa fa lei la domenica?
Vittima: Beh, a volte vado a messa…
Avvocato: Bene, va a messa. E durante la messa, quando passano per ritirare la questua, lei cosa fa?
Vittima: Lascio alcuni euro in beneficienza, è ovvio. Ma cosa c’entra?
Avvocato: Caro, signore, questo fatto è di vitale importanza! Domeniche in chiesa a parte, lei è solito donare soldi in altre occasioni?
Vittima: Beh, sì: una o due volte all’anno verso dei soldi ad Amnesty International o ad altre associazioni.
Avvocato: Interessante. E prestiti ad amici e parenti? Prestiti a fondo perso, intendo, di quelli che difficilmente ci verranno restituiti.
Vittima: Qualche volta è capitato.
Avvocato: E queste elargizioni, lei le ha fatte con che stato d’animo?
Vittima: Dipende. A volte volentieri, altre volte perché costretto dalle circostanze. In genere, comunque, abbastanza volentieri.
Avvocato: Sarebbe improprio dire che le piace regalare soldi?
Vittima: Diciamo che, se è per una buona causa, dò volentieri il mio contributo.
Avvocato: Capisco. Possiamo dire che ha provato piacere quando l’imputato l’avrebbe costretta a consegnare il portafogli?
Vittima: Come scusi?
Avvocato: Sì, capisco dal suo imbarazzo che è così. Ricapitoliamo: lei è solito regalare soldi e quando lo fa prova piacere; ha consegnato senza opporre resistenza i soldi all’imputato e non ha fatto nulla per nascondere o camuffare il portafogli!
Rivolto al giudice
Vostro onore, io chiedo l’assoluzione del mio cliente!
Giudice:Avvocato, la ringrazio di cuore per tutto quello che ha detto. Purtroppo la giustizia è indipendente dal piacere e dal dispiacere, pertanto devo emettere condanna a sei mesi di reclusione.
Vittima: Sei mesi per una rapina a mano armata?
Giudice: No, per oltraggio al buon senso. La condanna non riguarda l’imputato, ma il nostro avvocato difensore: una società civile non può tollerare simili cialtronerie!
Ispirato ad un fumetto di Disegni e Caviglia
magari!
Forte!