Adesso, se uno mi parla di una associazione apolitica, capisco che cosa intende: un gruppo che non si occupa di politica ma, chessò, di ortaggi o di romanzi gialli.
Capisco anche che cosa è un movimento politico apartitico, cioè che non si riconosce, o almeno non si identifica, in nessuna delle ideologie e formazioni partitiche storiche o che comunque pensa che i progetti siano più importanti delle appartenenze politiche.
Ma poco fa ho letto di un movimento “volutamente apolitico” che presenta una lista per le elezioni comunali. E qui non capisco proprio come faccia a essere apolitico un movimento con dei candidati a delle cariche politiche.
Evidentemente la parola política è diventata, non solo in Italia, molto brutta, ed è meglio dichiararsi estranei anche quando quello che si sta facendo è chiaramente della politica.
Politica non è l’unica parola rinnegata. Conosco persone frequentatrici di gruppi carismatici che affermano convinte che in quell’àmbito non si fa religione.
Ma la religione _è_ una brutta cosa.
(mi aspettavo l’obiezione, che prendo seriamente)
Mica sempre lo è stata – e non è detto che sempre lo sarà – brutta. Forse l’unica differenza tra religione e politica è che la prima s’è fatta una pessima reputazione con anticipo rispetto alla seconda.
Seriamente parlando, direi che la differenza sostanziale è che la religione si è ritirata (o è stata fatta ritirare) dalla dibattito pubblico, insomma la fede non è un argomento presentabile in pubblico (e infatti per le coppie omosessuali si parla di emergenza antropologica, non di disegno divino). La politica invece dovrebbe essere confronto pubblico. E appunto, se non diventa più presentabile, si arriva alla politica apolitica, al non senso dadaista (il che mi andrebbe anche bene, tutto sommato).
Capisco come poni la questione, però quello che intendevo dire è che le ragione che sta alla base del rifiuto dei due termini è la stessa, cioè il fatto che religione e politica sono state utilizzate male (posto che possa esserci un modo scevro da nefasti effetti collaterali nell’esercizio delle due). Come poi si possa aderire a un culto dogmatico senza essere adepti di una religione o fare politica senza occuparsi di politica, rimane un mistero.
C’è un modo di aderire a un culto dogmatico senza far parte di una religione: basta essere comunisti. Mi sto sempre più convincendo della identificazione del comunismo in un’eresia cristiana come le altre. Solo più subdola, perché non si presenta come una religione.
Forse anche nel caso dei politici che si presentano come apolitici (o anti-politici) accade la stessa cosa.
Però non sono un filosofo, quindi probabilmente mi sbaglio.
@marcoz: Molti che si allontanano da una Chiesa particolare – magari per abbracciare una religiosità universale che va da Che Guevara a Madre Teresa – probabilmente lo fanno perché, come dici tu, la religione è usata male. Ma c’è anche chi rifiuta la religione perché è falsa e irrazionale, e anche se fosse usata bene la cestinerebbero.
@Dave: Sicuramente i mezzi di creazione del consenso sono simili (e in generale per tutte le ideologie totalitarie, se ricordo bene c’è un passaggio del Mein Kampf dove viene lodata la scenografia delle messe cattoliche); identificare il comunismo con un’eresia cristiana… boh, mi lascia un po’ perplesso.
Ivo, la mia è in parte una provocazione. Però però… tu come la vedi un’utopia che ti promette il paradiso (in terra, certo, questa è grossa…), che fa imbalsamare il Rivoluzionario per eccellenza, che indica al popolo cosa è meglio per lui, che mantiene un rigido controllo sulla “morale” rivoluzionaria, che venera un libro? E poi le case del popolo erano o no le alternative alla parrocchia? Finite quelle, finito l’indottrinamento, tutto si è squagliato come neve al sole. Effettivamente, anche come eresia non era granché…
“Ma c’è anche chi rifiuta la religione perché è falsa e irrazionale”
In effetti, questo tipo di rifiuto la politica non ce l’ha.
marcoz: era quello che pensavo, ma neanche 24 ore e ho già cambiato idea: gli anarchici non rifiutano forse ogni tipo di politica perché l’idea che un uomo debba comandare su altri uomini è falsa e irrazionale?
Beh, prima stavo per fare una digressione perché mi sono venuti in mente gli autocrati, ma ho lasciato perdere perché, nella fattispecie, non sono la falsità e l’irrazionalità i presupposti del rifiuto, credo, ma più verosimilmente l’opinione che la politica della democrazia, dello stato di diritto e del suffragio universale sia uno strumento poco efficace*.
Se la falsità e la irrazionalità valgano invece per l’anarchico, non saprei: non conosco abbastanza bene le teorie anarchiche per abbozzare un parere.
*diciamo che insistere a usare uno strumento poco efficace può essere considerato irrazionale, però non è detto, perché si potrebbe sempre dire che lo si sta usando a causa dell’assenza momentanea di strumenti migliori.