Si discute di insegnamento della religione, qui in Ticino.
Dibattito, mi pare, incentrato soprattutto sulle modalità di insegnamento, in pratica su come organizzare la convivenza tra le nuove ore di storia delle religioni e quelle del tradizionale insegnamento religioso. Della necessità, o comunque dell’opportunità, di insegnare religione mi paiono tutti d’accordo. Perché conoscere le religioni sarebbe importante, se non necessario, per essere buoni cittadini:((Il brano citato proviene da un commento del politico Fiorenzo Dadò, pubblicato nei giorni scorsi sul quotidiano laRegioneTicino; purtroppo il testo non è disponibile online.))
Qui si tratta innanzitutto di sconfiggere al più presto l’ignoranza fornendo ai nostri giovani la possibilità di conoscere in modo serio e completo le fondamenta della nostra civiltà come quelle delle altre.
Io, invece, ho grossi problemi con questa tesi. Perché non sono affatto sicuro che la religione sia il fondamento di una civiltà.
Innanzitutto perché non mi sembra proprio esserci una corrispondenza biunivoca tra civiltà e religioni, non mi pare che ad ogni religione corrisponda una e una sola civiltà e che a ogni civiltà corrisponda una e una sola religione, anche giocando con l’ambiguità dei due termini.
Non dico che la religione sia ininfluente – anche se sicuramente può essere ininfluente –, dico solo che per comprendere differenze e similitudini tra persone e tra popolazioni ci sono anche e soprattutto altri fattori, altri elementi culturali come la lingua, la cucina, il diritto, la letteratura o la musica, giusto per citare le prime cose che mi vengono in mente e che dovrei anzi citare al plurale: le lingue, le cucine eccetera.
Può essere che io non possa non dirmi cristiano, ma sicuramente posso dire di non essere esclusivamente un cristiano ma anche una persona alla quale piace leggere saggi di filosofia, ha una passione quasi maniacale per Star Trek, adora mangiare il Kebab e considera l’attività fisica una disgrazia.
Mi chiedo quindi per quale motivo garantire alla religione il privilegio scolastico di un apposito insegnamento al quale spetterebbe il compito di dare gli strumenti per comprendere le altre popolazioni. Direi che, se quello è la preoccupazione, un rafforzamento delle ore di storia e geografia mi parrebbe la strategia migliore.
Molto dipende dal significato che vogliamo attribuire ai termini “fondamenta” e “civiltà”, e dal modo in cui li mettiamo in relazione con i diversi contesti epocali.
Che le religioni – soprattutto dall’introduzione dell’agricoltura in poi – sono state fondamenta (collante) di civiltà (società strutturate) penso sia un fatto innegabile; anzi, pare proprio che la religione sia stata una componente dal ruolo determinante sul piano della lotta per la sopravvivenza delle società medesime.
Possiamo forse dire che questo ruolo, a un certo punto dell’evoluzione sociale – che ci auguriamo vada sempre verso il miglioramento, nonostante gli alti e bassi – venga meno, e che diventi un peso? Direi di sì (sono solito paragonare la religione a un volano, che dopo aver contribuito alla spinta iniziale, diventa una zavorra). Va comunque osservato, considerando la complessità dei fenomeni di massa, che non è facile riuscire a capire se ci si trova nella prima, nella seconda fase o – ancor peggio – a metà del guado (con tutti i rischi del caso).
Tornando in argomento, concordo con la chiusura, e cioè che lo studio del ruolo delle religioni può essere benissimo affrontato ampliando e migliorando* l’insegnamento di Storia e Geografia. Poi, tutto ciò che la religione dà come strumentazione per indagare l’essere umano, può essere benissimo sostituito dalle c.d. materie umanistiche, appunto, attingendo anche alla letteratura religiosa, tutte le volte che lo si ritenga di qualche utilità.
*per miglioramento, intendo anche avere insegnanti che non colgono l’occasione per mettere al primo posto le proprie opinioni sull’argomento, credendo di fare opera di bene.
Trovo la metafora del volano molto interessante (penso la ruberò).
Per il resto, sono sostanzialmente d’accordo con quello che hai scritto, anche se penso che il contributo della religione consista soprattutto nel fornire una chiave per leggere il cosmo dando un senso ad eventi altrimenti difficili da interpretare.