Carte geografiche come la mappa mundi erano ben note a Cristoforo Colombo. Egli non credeva alla loro geometria, basata sull’idea di una terra piatta, tuttavia prese accuratamente nota della loro geografia sociale […].
Così Timothy Taylor, archeologo, in Come l’uomo inventò la morte (The Buried Soul) a pagina 70 della traduzione italiana (Newton Compton, 2006).
Questo invece è Thomas Jefferson, terzo presidente degli Stati Uniti, citato in Di nessuna chiesa di Giulio Giorello (Raffaello Cortina Editore, 2006) a pagina 52:
Galileo fu sottoposto all’Inquisizione per aver sostenuto che la Terra era una sfera: l’autorità politica del suo tempo aveva dichiarato che essa doveva essere piatta come un tagliere, e Galileo fu costretto all’abiura.
La terra non è piatta: questa semplice e banale verità era ben conosciuta già dagli antichi greci, e anche nel medioevo si aveva ben presente la sfericità del pianeta, tanto che Dante, nella Commedia, descrive una terra rotonda.
Taylor solleva il problema delle mappe antiche che rappresentano una terra piatta. Giusta osservazione, peccato che le tutte le mappe, moderne e antiche, siano piatte in quanto disegnate su un foglio. A voler seguire Taylor, bisognerebbe concludere che per i cartografi contemporanei la terra è piatta e quadrata, mentre gli antichi, almeno, la credevano circolare.
Rimane il mistero di come due persone intelligenti come Taylor e Jefferson possano commettere un errore così banale (nel caso di Taylor il discorso va esteso anche agli editor). Evidentemente tutti si possono sbagliare, per quanto esperta ed affidabile una persona possa essere considerata.
D’altra parte, se chiunque può sbagliarsi, chiunque può avere ragione, correggere un errore o aiutare a migliorare una teoria corretta, il che è una dimostrazione della tesi di fondo del libro di Giorello: le superstizioni sono ovunque, il fallibilismo è una realtà e il relativismo, nell’accezione di Giorello, è una necessità.
Tanto per inserire qualche informazione in più, visto che il commento n. 1 (credo involontariamente) ha riportato all’attenzione questo bel post.
I portoghesi non rifiutarono a Cristobal Colon le navi perché ritenevano strampalata l’idea della terra sferica. Conoscevano benissimo la sfericità del globo, così come la conoscevano altrettanto bene i gesuiti di corte. L’obiezione opposta a Colon era che la distanza da percorrere per raggiungere le Indie, senza scali intermedi, a quei tempi pareva insuperabile per ragioni logistiche relative ai rifornimenti delle navi. In effetti essi contestarono i calcoli, poi realmente dimostratisi errati, sviluppati dal navigatore; perdendo così un’occasione unica.
Un perfetto caso di serendipità, come il tuo commento nato da dello spam sfuggito ai potenti filtri attivi sul sito 😉
Da un commento di CarloS, su PiccoloZaccheo:
http://espresso.repubblica.it/dettaglio-archivio/836941