ll pragmatismo è vivo e lotta insieme a noi

Poco più di un secolo fa veniva pubblicato Pragmatism di William James, e Bertrand Russell iniziò a prendere in giro quella che, con squisito humor inglese, chiamò “verità transatlantica”: la verità è ciò che è utile, non ciò che è reale. Ad esempio, in caso di omicidio non dovremmo cercare il colpevole, ma chiederci chi è più utile togliere dalla circolazione.

All’inizio del 2008, Raffaele Bonanni, segretario nazionale della CISL, riprende, in una lettera a L’Unità1, l’interessante idea che una verità debba essere utile:

Caro Direttore,
non è affatto vero […] che ho chiesto alla Rai di escludere dal palinsesto il documentario di Francesca Comencini In Fabbrica. Nella mia lettera al Direttore, Claudio Cappon, ho solo invitato la Rai a riflettere attentamente prima di mandare in onda un documento storico, che, […] a mio parere, non rappresenta in maniera corretta e utile la realtà.

  1. «La Comencini sbaglia», L’Unità, 4 febbraio 2008 []

9 commenti su “ll pragmatismo è vivo e lotta insieme a noi

  1. Un po’ meno esilerante, ma solo di un filo, fu Bruno Gravagnuolo nel 2004.
    Fece pubblicare sull’Unità una lettera falsa in cui Gentile si diceva implicato nell’omicidio Matteotti.
    Quando gli eredi gli fecero notare che era uno scherzo anonimo apparso poco dopo l’omicidio, non si peritò a chiedere scusa.
    Nel senso: non si scusò affatto.
    Aggiunse invece che la lettera magari era falsa, ma se tanti c’erano cascati era significativa dell’epoca. 🙁
    ciao Ivo!

  2. “Aggiunse invece che la lettera magari era falsa, ma se tanti c’erano cascati era significativa dell’epoca.”

    Tempo fa ho avuto una discussione con un conoscente, convinto “antisionista” (in realtà, “arrabbiato” con tutto ciò che sia isrealiano e/o americano), che additava un “Piano antipalestinese” che aveva trovato su Internet(falso palese e dichiarato) come “magari non vero, ma indicativo”.

    “Utile” è molto spesso la traduzione di “comodo per la mia visione del mondo”.

  3. Al di là delle battute su Bonanni e dell’aneddoto su Gravagnuolo, mi pare che la frase fosse chiarissima nel contesto dell’articolo.

    Bonanni contestava alla Comencini di aver costruito un documentario pieno di “cliché e di stereotipi”( cito ), ideologizzato e poco utile a comunicare alla società la reale condizione operaia in italia.
    Difficile contestare alla verità di essere poco utile a certi scopi, ma è sensato dire che un’opera non raggiunge i fini che si prefigge.

    Tradotto in termini filosofici il significato o la verità non possono essere utili né usati, l’enunciato o l’atto linguistico, invece, sì.
    Senza pragmatismo.

    buona cena! Eno 🙂

  4. @Kirbmarc: Una delle mie frasi preferite è “Non è vero, ma molto peggio: è verosimile”. Dove quel verosimile la dice tutta, ma non sull’oggetto della disputa (nel tuo caso: Israele), ma sul soggetto (il tuo amico)!

    @eno: Non ho visto In Fabbrica e non sono esperto di “storia operaia”: non ho proprio idea se le critiche di Bonanni siano giuste e sensate oppure no. Il senso della sua critica, come fai notare tu, è comprensibile, ma certo quel “utile” lì è un po’ strano e un po’ sospetto. Mi vien da pensare che gli si potrebbe rispondere “è utile, ma non a te”.
    Ma passiamo alla tua affermazione conclusiva:

    Tradotto in termini filosofici il significato o la verità non possono essere utili né usati, l’enunciato o l’atto linguistico, invece, sì.

    Ammettiamo questa netta distinzione tra verità ed enunciazione della verità. Tu dici: la prima non può essere utile, la seconda sì. Ma io direi che neppure il secondo può essere utile: è vero o falso (con tutte le sfumature).
    La rappresentazione del mondo operaio è fedele o infedele alla realtà dei fatti, parziale o completa, ben espressa o meno. Utile o inutile no, se non rispetto a fini esterni che però poco hanno a che fare con un giudizio sull’enunciato.
    I protocolli dei savi di Sion sono falsi, e questo a prescindere dalla loro utilità per i fini degli antisemiti, e le prove della loro falsità sono vere a prescindere dall’utilità delle persone per bene.

  5. Quella d’identificare l’onestà intellettuale dei portatori di ciascun assunto è certamente una delle difficoltà maggiori che s’incontrano al giorno d’oggi, dove pure la sovrabbondanza di accessi alle fonti lascerebbe presumere il contrario. Le prove vengono “ammorbidite” in relazione a ciò che si vuole dimostrare; si creano catene autoreferenziali tra i partigiani d’un certo argomento, che risultano quasi impossibili da spezzare.
    Tuttavia – e qui correggetemi se sbaglio – non mi pare che il pragmatismo, come corrente di pensiero, fosse teso ad avvalorare questo tipo d’approccio “sofistico”. Sembrerebbe più uno “straw man argument” ad uso e consumo delle tesi di Russell.

  6. Non sono sicuro se la partizione che tu operi corrisponde a quello che avevo in mente.
    ( In testa c’avevo Austin… e ho scritto “enunciato” dove non andava. )
    Ma ciò, resti a latere.

    Ammetti che un’affermazione e una notizia riportata può essere non solo fedele, precisa, ben formulata… o il contrario.
    Nota che già tutto questo va ben al di là della verità, eppure sono pertinenti per valutare l’affermazione.
    Ora, un documentario può legittimamente avere lo scopo di far capire e volgere gli occhi su una data situazione, non solo di descriverla.
    Si dice infatti: “cinema impegnato” e “cinema di denuncia”.
    Che denuncia è una che sia fatta precisina, precisina ma sottovoce?
    Quindi il fine può essere del tutto interno all’affermazione, alla notizia o all’opera comunicativa, e se non viene raggiunto diciamo che l’atto linguistico o il film o il documentario è infelice.
    In certi casi, si può anche dire che rispetto a quel fine è inutile.

    Non capisco poi perché tu quando parli di “giudizio sull’enunciato” sembri considerare utilità e verità come mutualmente esclusivi o privi di relazione…

    ciao!

    ( Non ho visto il documentario. Mi interessava solo l’articolo di Bonanni e la sua sensatezza. )

  7. @lector in fabula: Non so se è il caso di parlare di straw man, in questo caso: a parte lo stile, la critica di Russell è pertinente, almeno se si prendono alcune affermazioni di James. Se si passa a Peirce, il discorso cambia radicalmente.

    @eno: certo che se le leggi le lettere dei sindacalisti avendo in mente Austin 😉
    Lasciando perdere la filosofia e anche il film, concentriamoci alla critica di Bonanni. È sensata? Sì.
    È efficace? No: quel riferimento all’utilità rende perfettamente legittima la risposta: non è utile per te e per gli scopi che tu hai in mente, ma lo è per altri scopi.

  8. È sensata? Sì. È efficace? No

    Touché.

    ( Epperò, è strano che tu dica “lasciamo perdere la filosofia”… 😉 ).

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