Il 21 febbraio 2007 è stato presentato il logo che dovrebbe rappresentare (turisticamente parlando) l’Italia nel mondo. Come è possibile leggere sul sito del governo italiano, si tratta di
Un simbolo duplice, dove convivono maschile e femminile, passato e futuro, serietà e ironia, stabilità e movimento, razionalità e fantasia, dovere e piacere.
Più in dettaglio:
Il carattere usato per la “i” è quello creato alla fine del settecento dal tipografo ed editore italiano Bodoni. Ovunque nel mondo questo carattere è riconosciuto come una icona dell’italianità. Infatti, si ritrova in numerosi marchi di successo del nostro Paese. La “i” nel logo rimane minuscola, per testimoniare informalità e accoglienza. Il colore nero, applicato alla sua forma a colonna, conferisce al logo concretezza, solidità e orgoglio. Il punto rosso aggiunge passionalità, energia e calore.
Un nuovo logo per un nuovo progetto, attraverso il quale trasmettere l’immagine di un Paese più affidabile e responsabile, ma sempre connotato da eleganza, creatività, flessibilità e vitalità. Un Paese capace di evolvere e guardare al futuro senza cancellare i tratti migliori della sua identità.La seconda lettera evoca la indiscutibile capacità italiana di interpretare il contemporaneo e proiettarlo nel futuro. La forma stimola diverse interrpretazioni [sic] e richiama le linee moderne del nostro design. Le sue curve morbide evocano movimento, allegria, flessibilità e fantasia: in una parola gli ingredienti alla base del carattere italiano e della nostra impareggiabile qualità dellla vita. Il colore verde completa il tricolore rendendo inequivocabile il riferimento all’Italia.
Quello che si chiama sovrabbondanza di interpretazioni: penso che nessuno sia in grado di cogliere tutti i riferimenti qui descritti, anche perché alcuni sono davvero criptici, come il richiamo alle forme del design italiano, oppure sono male inseriti, come il tricolore che risulta sbilanciato (c’è poco rosso e molto verde) e invertito (il verde precede il rosso).
La maggiorparte delle critiche che ho avuto modo di leggere si riferiscono alla bellezza del logo: è brutto e quindi non va bene. Se devo tuttavia pensare ad altri logo, siano essi legati ad attività commerciali o, come in questo caso, turistici, fatico a trovarne uno bello. Un logo non deve essere bello, deve caratterizzare graficamente il prodotto che rappresenta, facilitandone l’identificazione.
In questo caso, la “i” minuscola funziona non tanto perché gli italiani siano informali e accoglienti, bensì perché il suffisso “it” dei domini internet italiani (il ccTLD) è scritto, appunto, in minuscolo. Altre cose, invece, non funzionano proprio, ma qui lascio la parola a chi ne sa più di me.
Ad ogni modo, il vero dubbio su questo logo, secondo me, è dove dovrà apparire. Pensare l’Italia come un prodotto commerciale non è semplice, non si ha a che fare con una cosa come un iPod o una automobile, e non è neppure un luogo circoscritto come un cinema o un centro commerciale. ifficile pensare di marcare con quel logo, bello o brutto che sia, dogane, musei, monumenti e manifestazioni, per quanto un turista straniero sicuramente varcherà il confine, visiterà qualche museo e parteciperà a qualche manifestazione.
Forse i biglietti dei musei avranno il logo stampato sopra; più verosimilmente, quelle strane lettere “it” appariranno solo in strani cartelloni pubblicitari presenti nelle metropolitane di Londra e Parigi.
Il sito italia.it, in ogni caso, è un ottimo esempio di come non fare un sito internet: bello (forse), stupido e inutile.
Potrei raccontare di quando i layout si facevano con i pennarelli (i “Pantone”) e che mi serviva un certo colore di fondo; purtroppo quello che mi serviva era scarico e allora ne usai un altro che non stonava in modo particolare.
Lascio immaginare quali fantasmagoriche motivazioni giustificavano la presenza di quella cromia.
Ebbene sì: nel caso di una Norimberga dei grafici, qualche annetto di galera me lo meriterei.
Ma per questo logo siamo in odore di pena capitale!
Saluti