Una tradizione, alla quale mia moglie tiene particolarmente, vuole che il pranzo della domenica di Pasqua inizi con un uovo sodo benedetto.
Sabato le uova vengono messe a bollire, decorate secondo l’estro (e il tempo libero) del fedele e portare in chiesa per la benedizione.
La prima volta, temendo strane reazioni al contatto di un esofago decisamente ateo con un uovo benedetto, chiesi di venire esentato dal rito. Colei che qualche tempo dopo divenne mia moglie si rifiutò, non so se per questioni logistiche (tenere separato l’uovo non benedetto da quelli benedetti) oppure perché la conversione può anche arrivare dalla gola.
Alla fine non accadde nulla: non mi strozzai, come temevo accadesse, ma neppure mi convertii durante la digestione, come forse sperava mia moglie.
L’uovo benedetto è in tutto e per tutto uguale all’uovo non benedetto. Neppure il Papa riuscirebbe a distinguere un uovo benedetto da uno non benedetto. Eppure un uovo benedetto, per un credente, non è uguale a un uovo non benedetto.
Una delle (tante) irrazionalità dei fedeli? Forse.
Lasciamo da parte le uova benedette e pensiamo a due banconote da 5 euro. Sono indistinguibili una dall’altra. Indistinguibili in tutti i sensi: hanno infatti lo stesso numero di serie. Chiaramente, una delle due banconote è falsa, l’altra è vera.
Quale? Non lo sappiamo, non c’è modo di saperlo: il falsario è stato molto abile. Eppure solo una delle due è una autentica banconota da 5 euro.
A far sì che un determinato pezzo di carta sia una banconota da 5 euro non sono (soltanto) le sue proprietà fisiche, ma una decisione collettiva che riguarda quelle che il filosofo John Searle chiama funzioni di status. Una funzione di status assegna a un determinato oggetto proprietà che vanno al di là delle sue caratteristiche meramente fisiche: possiamo fare acquisti con la banconota da 5 euro non per determinate qualità della carta o dell’inchiostro, ma perché collettivamente si è assegnata a quella banconota la funzione di denaro.
In un certo senso, è una questione di fede: tutti noi crediamo che le banconote siano determinati oggetti emessi da una certa autorità e non altri oggetti, fisicamente identici, creati da altre persone.
È importante sottolineare che la credenza personale è ininfluente: è la dimensione collettiva ad assegnare (o a revocare) le funzioni di status. Io posso benissimo essere convinto che un pezzo di carta da pacchi sia una banconota, ma non riuscirò a pagarci nulla.
La banconota è un oggetto sociale: una costruzione umana. Lo è anche l’uovo benedetto?
Buona Pasqua.
Pochi anni fa, al liceo, ho avuto una discussione con il mio professore di religione su un argomento simile: l’ostia consacrata è comunissimo pane (come sostenevo io) o carne (come sosteneva lui)? Mi ricordo che accennò ad un (presunto) miracolo in cui al momento dello spezzare del pane durante una messa, da un’ostia consacrata sarebbe uscita una goccia di sangue e l’ostia si sarebbe tramutata in carne… alla mia dichiarazione di scetticismo riguardo una cosa del genere mi chiese di dimostrargli che non fosse accaduto davvero, ribattei che era lui a dovermi dimostrare che fosse accaduto (d’altronde avevo dalla mia parte la comune esperienza sperimentale per cui degli atomi non si tramutano in atomi diversi all’improvviso, il decadimento degli atomi è un fenomeno continuativo) e tutto finì lì (mi sorrise dicendo che anche lui non aveva prove, ma ci credeva).
A questo punto mi sorge una domanda: io (ateo) sostengo che non esista alcun dio, che l’acqua santa sia solo normalissima acqua, che l’ostia sia semplice pane e che l’uovo benedetto sia esattamente come l’uovo normale, i credenti credono nell’esistenza di uno o più dei, che l’ostia sia..ecc ecc… MA: a chi tocca dimostrare le proprie ragioni? E’ chi crede che deve dimostrare che quel dio esiste o sono io ateo che devo cercare le prove che mi permettono di dire che non esiste alcun dio? (Se vogliamo alla fine anche il non credere in un dio è una questione di fede, perchè non ho prove per sostenerne l’inesistenza…)
Buona Pasqua 🙂
@FilosofoPortatile: Immagino che il professore di riferisse al miracolo di Lanciano (o a quello, successivo, di Bolsena).
L’onere della prova spetterebbe a chi propone l’idea minoritaria: se affermo che esiste una teiera in orbita intorno a Giove, spetta a me l’onere della prova, perché è sapere diffuso che non ci sono teiere nello spazio; se tu affermi che non esiste il mondo esterno, l’onere della prova spetta a te, perché è sapere diffuso che il mondo esterno esiste.
Nel caso della religione… eh, mica facile!
In un certo senso, è una questione di fede: tutti noi crediamo che le banconote siano…
Ah, ma quanto sono bravi i nostri filosofi! 🙂
Dai, Ivo, te lo concediamo giusto perchè è Pasqua, ma scambiare — mettere sullo stesso piano — una convenzione (quella delle banconote) con un atto di fede è un errore piuttosto becero… non trovi? 😛
@hronir: Ho scritto “in un certo senso”.
E non so quanti cattolici* sarebbero d’accordo nel definire le uove benedette “oggetti sociali”.
* Dico cattolici perché, come da commento #1, il pensiero va subito all’eucarestia, della quale i protestanti hanno una visione ben diversa dai perfidi papisti.
E non so quanti cattolici sarebbero d’accordo nel definire le uove benedette “oggetti sociali”.
Appunto: secondo me sono concetti che non c’entrano niente l’uno con l’altro…
Però, volendo essere pignolini, le uova benedette (gli oggetti benedetti in generale) non sono come il pane e il vino consacrati. Le benedizioni sono fatte (anche) sugli oggetti ma servono per l’uomo.
Provo a fare un esempio: un’automobile benedetta non sarà più a prova di incidenti di una automobile normale, mentre il proprietario dell’automobile che ha assistito alla benedizione ha avuto modo di meditare sul modo di guidare e, forse, guiderà rispettando di più i limiti di velocità e andrà incontro a meno rischi.
@hronir: Riconosco che questo post nasce con intenzioni poco serie.
Tuttavia credo che qualcosa in comune i due concetti l’abbiano. Se al posto delle funzioni di status avessi parlato di performativi, sarebbe risultato ancora più evidente (sono tentato di modificare il post): il presidente della commissione afferma “io la dichiaro dottore in filosofia” ed ecco che abbiamo un laureato in filosofia fisicamente indistinguibile da un laureato in storia eppure da lui diverso. Il sacerdote afferma “benedico questo uovo” ed ecco un uovo benedetto, fisicamente indistinguibile da uno non benedetto eppure da esso diverso. In entrambi i casi, le credenze del singolo sono ininfluenti: quello è un laureato in filosofia anche se io non credo nel valore legale del titolo di studio, quello è un uovo benedetto anche se sono ateo.
Dal momento che la religione, per un credente, non è soltanto una istituzione sociale, questa descrizione è esterna, non interna alle pratiche religiose. Forse, e sottolineo forse, potrebbe essere un livello minimo sul quale fondare un confronto in una società secolare.
@zar: Ci vorrebbe un esperto in benedizioni: credo che questa tua interpretazione psicologica sia molto secolare…
Chiaramente, una delle due banconote è falsa, l’altra è vera.
Invece —ovviamente— sono entrambe false! 🙂
Auguri!
@Maurizio: Se entrambe le banconote sono false, c’è poco da fare gli auguri: non ho più soldi! 😉
@ zar
un’automobile benedetta non sarà più a prova di incidenti di una automobile normale, mentre il proprietario dell’automobile che ha assistito alla benedizione ha avuto modo di meditare sul modo di guidare e, forse, guiderà rispettando di più i limiti di velocità e andrà incontro a meno rischi.
O forse, pensando che la benedizione lo metta al sicuro in qualche modo dai pericoli della strada, tralascerà ogni misura di sicurezza e sfreccerà per le strade passando col rosso ad ogni semaforo… no?
@ Ivo Silvestro
il presidente della commissione afferma “io la dichiaro dottore in filosofia” ed ecco che abbiamo un laureato in filosofia fisicamente indistinguibile da un laureato in storia eppure da lui diverso.
Bisogna però distinguere tra due uova (uno benedetto e l’altro no) e due persone (una laureata in filosofia e l’altra in storia): le uova non sono distinguibili tra loro in nessun modo (ovvero, nessun metodo di indagine ci potrà dire quale è quello benedetto e quale no), le due persone lo sono (non alla vista, ma è possibile stabilirlo attraverso delle domande fatte alle persone interessate).
A proposito del miracolo di cui sopra (commento #1), credo si trattasse di quello di Bolsena, non mi ricordavo i dettagli, grazie 🙂
Ivo, io trovo che possano esserci somiglianze, ma che i concetti siano profondamente diversi.
La laurea in storia o in filosofia “non sta” nella persona che si laurea, potremmo dire che “sta nella società”, però secondo me è evidente la differenza abissale fra i due concetti. Se devo compilare un curriculum, se devo riempire un formulario anagrafico, una laurea in filosofia e una in storia sono diversi (pena il falso in atto pubblico). Chiaramente non è un fatto “fisico”, come dicevo è un fatto convenzionale. Ma è assolutamente diverso dalla benedizione dell’uovo. Per chi non crede, la benedizione non ha alcun significato; per chi crede, come facevi notare, non può essere ridotta a mera convenzione. L’unica cosa che li accomuna, come dici, è il loro attuarsi tramite performativi, ma trovare un aspetto di somiglianza fra due concetti non è affatto sufficiente per poterli mettere sullo stesso piano. Insomma: alla domanda finale del post — anche l’uovo benedetto è un oggetto sociale, una costruzione umana? — si risponde in modo negativo senza alcuna esitazione! Credente o meno.
@Ivo: riportavo quanto sentito dire da un sacerdote, direi di essere abbastanza sicuro sull’argomento. Il catechismo della chiesa cattolica dice:
Penso che l’ultimo punto contenga il nocciolo della questione.
@FilosofoPortatile: questo è il rischio che possono dare anche le moderne e poco spirituali cinture di sicurezza, gli airbag, e le dimensioni della macchina… 🙂
@FilosofoPortatile: Posso interrogare le persone coinvolte anche nel caso delle uova benedette.
@hronir:
Penso sia proprio questo il nocciolo del nostro disaccordo. La benedizione ha un significato anche per il non credente. Un ateo può tranquillamente affermare “questo è un uovo benedetto”, riferendosi al rito, esattamente come un credente (cristiano) e un ateo possono riferirsi a un tempio pagano come luogo sacro.
Il rito (esteriore) è lo stesso per entrambi…
@zar: Da quel che mi dici, mi sembra sempre di più che la benedizione (contrariamente all’eucarestia) sia proprio un oggetto sociale – ovviamente mettendo anche Dio come membro della nostra società!
@ Ivo
Io intendevo dire che analizzando due uova, uno benedetto e l’altro no (oppure facendo loro delle domande, ma non credo che si otterrebbero risposte) non si potrebbe sapere in nessun caso quale delle due è stato benedetto e quale no.
E neanche le persone coinvolte saprebbero rispondere. Assumiamo ad esempio che le due uova, prima della benedizione, siano perfettamente uguali tra di loro, che non presentino segni particolari tali da renderle distinguibili tra loro; dopo la benedizione di un uovo solo, si nascondando alla vista di chiunque entrambe le uova e infine le si mostri nuovamente: nessuna persona potrebbe dire quale delle due uova è stata benedetta e quale no. (nel momento in cui erano nascoste infatti, potrebbero essere state scambiate di posto tra loro oppure no, nessuno lo sa).
Nel caso dei due laureati (assumiamo per parallelismo che siano identici tra loro, indistinguibili alla vista e agli altri sensi da qualunque persona) si potrà sempre e comunque chiedere direttamente a loro di provare se sono laureati rispettivamente in filosofia o in storia, rendendo quindi possibile la distinzione tra i due.
Ok, credo di aver capito, Ivo: tu partivi già dal punto di vista del non-credente (come dicevi, i cattolici non potrebbero convenire che sia solo un oggetto sociale).
@FilosofoPortatile: Hai troppa fiducia nei corsi di laurea: come niente, il laureato in filosofia e quello in storia cadranno come delle pere cotte alla prima domanda di filosofia o di storia, domanda alla quale risponderà correttamente il vicino di casa, con la licenza elementare ma abbonato alla settimana enigmistica!
I due laureati potranno provare la propria laurea tramite un certificato ma, ancora una volta, un falso certificato (se fatto bene) è indistinguibile da uno vero.
@hronir: Mi è difficile partire da altri punti di vista… 😉