Incuriosito da un accenno in un ricordo di Rita Levi Montalcini, sono andato a ricuperare alcuni articoli di giornale dell’ottobre del 1997 a proposito delle allora promettenti ricerche di quella che si potrebbe chiamare clonazione selettiva, in pratica sopperire alla mancanza di organi per trapianti tramite embrioni che sviluppano solo le parti che servono, trascurando tutto il resto, tra cui soprattutto il cervello e il sistema nervoso. Autore di questa previsione fu il biologo inglese Jonathan Slack che, riportano i giornali dell’epoca, riuscì a creare in laboratorio solo alcune parti di una rana programmando geneticamente la crescita dell’embrione.
Una previsione diventata realtà, per ora, solo nel film del 2005 The Island di Michael Bay anche se, per comprensibili motivi cinematografici, i cloni Ewan McGregor e Scarlett Johansson hanno il sistema nervoso completamente sviluppato, e infatti scappano dal centro trapianti.
Rita Levi Montalcini le avrebbe definite “ricerche ripugnanti”, e un giudizio così netto mi ha incuriosito. Sono quindi andato a ricuperare l’articolo del Corriere della Sera del 20 ottobre 1997 nel quale la scienziata è stata intervistata sul tema.
«Personalmente mi ripugna la genetica a livello umano. Sono anche contraria all’impianto di embrioni fecondati» ha effettivamente affermato Rita Levi Montalcini che tuttavia, specifica l’articolo, preferisce non giustificare la sua posizione: «Essendo laica posso aggiungere che non è per motivi religiosi. Non sono contraria alla crescita di un embrione umano, privo di testa, privo di cervello e di sistema nervoso, fatto crescere al solo scopo di prelevare organi, perché penso che quell’essere abbia un’anima. No, non è questo il motivo. E nemmeno potrei dire che la mia sia una convinzione scientificamente motivata. Diciamo che questi esperimenti mi ripugnano, e basta. Se si vuole, la mia è una reazione viscerale».
Di reazioni viscerali è pieno il mondo. Più rare le ammissioni, e già questo basterebbe a lodare la posizione di Rita Levi Montalcini. Ma è l’inizio dell’intervista che mi fa veramente apprezzare la scienziata: «Mi sono sempre astenuta dal giudizio su questo tipo di esperimenti perché mi sembra giusto che si esprimano, con più competenza di me, esperti di genetica e di bioetica”.
Con un premio Nobel in tasca puoi dire la tua opinione su tutto, dal surriscaldamento globale alla bravura musicale di Justin Bieber al perché non si trova mai un taxi quando piove: troverai sempre qualcuno disposto ad ascoltarti. Una persona che, interrogata su un tema non suo, sottolinea quali siano le sue competenze è, oltre che una grande scienziata, anche una grande persona.
A me invece un po’ non piace: riflette una mentalità da borghesia educata al collegio nel 1800 che la Montalcini ha rivelato altre volte, secondo la quale solo le persone di buona famiglia hanno il diritto di scegliere per tutti perché solo loro sono intelligenti e tutti gli altri devono solo adattarsi e magari pure ringraziare per la magnanimità che ci sia qualcuno che mette da parte i suoi impegni di salotto per occuparsi anche di loro. Una cosa tra il “oh povero negretto” e il “ho anche subito danni alle mie aziende ma il mio spirito magnanimo e patriottico…”
@Alex: Non voglio sapere da dove arriva la seconda citazione… Per quanto riguarda la mentalità da borghesia ottocentesca: ti riferisci agli esperti competenti o alla reazione viscerale?
mi riferisco a entrambe. Se nel guidare un aereoplano preferisco che ci sia un esperto, nelle questioni morali, politiche e sociali gli esperti non esistono, e chi si dichiara tale è il primo di quelli da mettere sulla lista intitolata “Questi bisogna esiliarli”.
Inoltre, che qualcuno pensi di poter delegare scelte pubbliche a un ristretto numero di individui che hanno chissà quali titoli per prendere quella decisione (non esistono titoli di questo genere!) mi indica una mentalità sclerotizzata su forme gerarchizzate e conservatrici che dovrebbero essere morte e sepolte.
@alex:
Non sono d’accordo. Gli esperti esistono anche in questo campo, e mi sembra buona cosa ascoltarli – proprio nel senso di ascoltare quello che dicono, non necessariamente di fare quello che loro dicono.
È vero che mentre è meglio che gli aerei vengano pilotati solo da chi ha il brevetto di volo, per le questioni morali, politiche e sociali non ha senso una simile restrizione (insomma, ognuno decida per se).
Mah, sono esperti come è esperto di medicina quello sciamano che per curarti il mal di testa di trafora il cranio e ci sputa dentro per scacciare il maligno…
@alex: sappi che su temi quali gli aspetti etici del potenziamento umano, ti considero un esperto. Senza offesa.