È mattino, nella mia “rassegna stampa social” – sì, insomma, negli articoli che trovo condivisi dai miei contatti – trovo un’intervista, pubblicata da La Stampa, al direttore della Fondazione Italia-Cina Vincenzo Petrone che “smentisce alcuni luoghi comuni sull’aggressività di Pechino”.
Perché, mi rassicura il titolo, la Cina “non è una democrazia liberale, ma non aggredisce i valori occidentali”. Perché certo, gli uiguri nei campi di concentramento ma “i cinesi ritengono che la versione uigura dell’Islam rappresenti un rischio per l’unità nazionale” e “la questione dell’indipendentismo non è un problema solo cinese”. Certo, Hong Kong, ma normale che Pechino voglia un “governo friendly”. Certo, “non ci sono forme pubbliche di dissenso come da noi” ma “in privato si critica la burocrazia del partito comunista” e comunque i cinesi “pensano che sia il giusto prezzo da pagare per aver tirato fuori dalla povertà 500 milioni di persone”.
Insomma, la Cina “non aggredisce i valori occidentali” (così il titolo dell’intervista) perché alla fine fa quello che fanno anche i Paesi occidentali, i primi a mettere in discussione i diritti umani in nome della sicurezza e del benessere economico.
Posso dire che non mi sento per niente rassicurato?
beh, anche ai tempi di Mussolini si raccontavano le barzellette contro il duce.