Le mie conoscenze del mondo dello sport sono quasi nulle. Le mie conoscenze di quello che, secondo alcuni, non è neppur e uno sport, sono persino inferiori. Fino a pochi minuti fa non avevo mai sentito nominare Nelson Piquet, e adesso scopro che è un pilota di formula uno e che ha litigato con Flavio Briatore, il manager della sua (vecchia?) scuderia.
Alle accuse di Piquet, Briatore così risponde secondo Repubblica:
MI CHIAMA ‘BOIA’, MA L’HO AIUTATO – “A Piquet, che mi ha anche criminalizzato sui giornali, io ho solo chiesto performance. C’era anche una clausola sul contratto. La realtà è che non è stato performante – aggiunge poi Briatore tornando nel merito del licenziamento. “Credo – ha detto – che abbiamo cercato in tutti modi di metterlo a suo agio. Abbiamo fatto di tutto. Abbiamo cercato anche un dottore che gli parlasse per la sua fragilità. Addirittura ho letto sui giornali che Piquet mi ha accusato di non avere fatto entrare un suo amico nel paddock definendomi il suo boia. Io ho allontanato il suo amico su suggerimento del padre. Questi due vivevano insieme. Non si capiva che relazione avessero. Io ho seguito il consiglio del padre. Ho fatto addirittura spostare Piquet di appartamento – ha aggiunto – e l’ho messo in un palazzo dove vivo io per tenerlo sotto controllo. Tutte queste accuse di Piquet sono gratuite”.
Il ragionamento di Briatore è il seguente: Piquet non mi può rimproverare nulla, perché ho agito per il suo bene, secondo le indicazioni del padre. Il fatto che tutto ciò sia avvenuto contro la volontà di Piquet è del tutto trascurabile: lui evidentemente non sa cosa è meglio per lui, mentre il padre, e Briatore che ne fa le veci, sì.
Certo, la fragilità può intendersi con una incapacità di intendere e di volere, ma ho il dubbio che “fragilità”, nel linguaggio di Briatore, sia un modo gentile per dire “culattone”.
Il fatto che, per alcuni, il ragionamento di Briatore sia perfettamente sensato, e la cosa interessante delle sue dichiarazioni sia l’allusione all’omosessualità di Piquet, mi preoccupa non poco.
In effetti, il fatto che Briatore voglia inquinare la credibilità delle dichiarazioni di Piquet semplicemente additanto la sua (presunta) omosessualità, mi fa ridere da gran che mi fa ribrezzo.
Free Nelson Piquet!
@Zar: Io lo interpreto come un chiaro segno della (terribile) situazione italiana…
@Marcoz: 🙂
Solo “boia”? Piquet è molto più educato di come lo sarei io al suo posto.
@ivo: di solito di sport discuto con Alex….
Comunque qui lo sport centra davvero poco… l’unica riflessione che mi sento di aggiungere è che nello sport l’omosessualità (altro quello che viene sostenuto in certi ambienti) è fonte forte di discriminazione… ma d’altronde da uomini dello spessore culturale tipo quelli citati non mi sarei aspettato di meglio….
Il mio “omosessuale di riferimento” resta Alan Turing che passò da eroe nazionale a malato di mente per finire col suicidio…
Il tutto non in Iran ma nell’inghilterra del secondo dopoguerra.
P.S. Per chi bramasse di strani gossip sono rigidamente eterosessuale (ma non ho mai creduto che sia una mia scelta).
🙂 😉 😀
@il più cattivo: A questo punto mi chiedo quanti omosessuali dichiarati ci sono nel mondo dello sport.
PS temo di non avere omosessuali di riferimento…
@ivo: Mi viene in mente la Navratilova….
…ma suppongo che ci siano persone meglio informate di me.
Il problema secondo me non è in termini di potersi dichiarare (mi viene in mente il video dei bronsky beat), ma in termini di pre-prevenzione.
Gli spogliatoi degli adolescenti (almeno negli anni 70) erano uno dei posti più da macho (si scrive così??) che abbia mai avuto a frequentare… infatti mi sono sempre tenuto lontano dai ritrovi dei “celoduristi”.
P.S. il termine omosessuale di riferimento ho pensato di registrarlo, sbrigati ad utilizzarlo perchè dalla prossima settimana potrebbe costarti delle royalties…. 🙂
@il più Cattivo: In quel caso, come omosessuale di riferimento scelgo Čajkovskij