Guidando per le autostrade tedesche, è possibile imbattersi in alcuni cartelloni pubblicitari il cui significato, anche ignorando la lingua di Goethe, è abbastanza chiaro:
Raser Sind So sexy.
Raser Sind So cool.
Raser Haben So viel grips.
Ai non tedeschi, almeno a quelli ignoranti come me, i volti sono perlopiù sconosciuti, ma una breve ricerca con google porta al sito della Deutscher Verkehrssicherheitsrat, dove si scopre che i tre cavalieri della sicurezza stradale sono Philipp Lahm, calciatore, Sarah Kuttner, giornalista televisiva, e Collien Fernandes, modella e presentatrice.
Il messaggio è chiaro, e richiama un analogo spot australiano: chi corre ce l’ha piccolo, non è sexy, non è un figo, e se a dirlo è il calciatore che ha segnato il primo gol ai mondiali o una affascinante modella, sarà vero.
Ma in realtà non lo è: dubito fortemente che esista una relazione tra velocità dell’automobile e virilità del conducente. Invece di dire la verità sui pericoli della velocità, i tedeschi e gli australiani preferiscono mentire o, comunque, puntare su temi come la disapprovazione sociale.
Questa non è, chiaramente, una critica a queste campagne, il cui scopo è indubbiamente meritevole e che pongono, tutto sommato, pochi problemi etici: la bugia, e il conseguente tentativo di manipolazione, sono innocui in quanto palesi.
Lo stesso si può dire per questo altro esempio (letto qui): i dipendenti di un ufficio dipinto di azzurro si lamentavano per la temperatura troppo bassa, le pareti sono state allora dipinte con un caldo color pesca, e le lamentele sono finite, nonostante la temperatura non sia cambiata. In questo caso non vi è un vero e proprio inganno, in quanto i dipendenti saranno i primi a riconoscere che l’azzurro è un colore freddo. Potrebbe essere un sistema per risparmiare sulle spese di riscaldamento e aria condizionata, ammesso che si abbia voglia di pitturare casa due volte all’anno.
Altri esempi, riportati dal New York Times e ripresi da Psicocafé, riguardano l’influenza di situazioni che tenteremmo di descrivere come ininfluenti: un quasi impercettibile profumo di citronella rende le persone più attente alla pulizia della stanza, la presenza di una ventiquattrore e un portafoglio di pelle nera rende più avare le persone, e così via.
Altri meccanismi psicologici interessanti sono il bias di conferma e l’hindsight bias: il primo riguarda la sopravvalutazione delle conferme rispetto alle smentite, il secondo la difficoltà di formulare giudizi retrospettivi obiettivi (“del senno di poi son piene le fosse”).
Un politico senza scrupoli potrebbe approfittare di questi fenomeni psicologici per apparire infallibile e invincibile, convincendo così le persone a votarlo (a volte pochi voti sono sufficienti per ottenere la vittoria). Una manipolazione ben diversa da quella dei cartelloni sulle autostrade tedesche, o della moglie che, con candele profumate, cerca di rendere più ordinato il marito.1
Difficile pensare di sottrarsi a questi strani meccanismi psicologici.
Forse è come con le illusioni ottiche: anche se sappiamo che la loro lunghezza è identica, continuiamo a vedere diseguali le barre dell’illusione di Müller-Lyer. Così, anche vedendo le candele profumate e conoscendo il loro effetto, probabilmente saremo comunque più attenti a non lasciare troppe briciole sul tavolo.
Eppure, conoscendo l’illusione di Müller-Lyer, possiamo decidere di prendere un righello e misurare la lunghezza dei due segmenti, oppure di lasciare perdere e ammirare le barre che si allungano e si accorciano.
Ed è appunto quello che si spera riesca a fare, in questi casi, la psicologia: invitarci a usare la ragione e decidere, ad esempio, che è giusto essere ordinati e rispettare i limiti di velocità, mentre è meglio documentarsi bene prima di votare per un candidato.
Ben venga la psicologia, quindi.
- mi fischiano le orecchie [↩]
Be, io conosco i cartelloni, ma non facendo parte del target, non conosco i personaggi. Ma tu sei stato in vacanza in Germania??
Diciamo che ci sono passato: la Germania è lì, è bella grande ed è ricca di autostrade… difficile evitarla per raggiungere la Polonia e, da lì, le repubbliche baltiche 😉
Diavolo di un filosofo! 😀
Non so se possano o meno funzionare. Certo è che han copiato l’idea. Crucchi… 😀
Giulietta: Non ho capito se è un complimento, comunque grazie 😉
phoebe: Purtroppo non ho trovato date, ma può anche essere che l’idea sia venuta in contemporanea ai tedeschi e ai “crucchi”. Se la campagna funziona, ben vengano le imitazioni!
Apperò, ti sei fatto un bel giretto… la prossima volta dimmelo, che ho una bella camera per gli ospiti – che avrebbe bisogno di essere imbiancata – ehm 😀
Scherzi a parte, la campagna non mi dispiace, se non altro “parla” la lingua del segmento a cui si rivolge, o almeno ci prova.
temevo ce l’avessi con me… 😉
raser: In effetti, nel tuo caso quei manifesti assumono un significato decisamente offensivo! 🙂
Bel post.
Anch’io sono dell’idea che una morale a mò di soluzione/redenzione ci sia, per quanto assurda.
Come dici tu: “ed è appunto quello che si spera riesca a fare, in questi casi, la psicologia: invitarci a usare la ragione e decidere, ad esempio, che è giusto essere ordinati e rispettare i limiti di velocità, mentre è meglio documentarsi bene prima di votare per un candidato”.
Che l’idea sia ragionevole quanto assurda è evidente almeno quanto lo è capire che non tutti conoscono la psicologia: non tutti riflettono prima di andare a votare, non tutti prendono un righello quando vedono due linee apparentemente diverse, non tutti studiano il rapporto statistico tra virilità e velocità in autostrata (che tra l’altro, pur non essendoci un rapporto causale tra il primo ed il secondo, nel fare una statistica del genere potremmo trovar sorprese) etc. Insomma, non tutti hanno questo “desiderio di conoscere”, e preferiscono fermarsi alle piacevoli apparenze.
Ben venga la psicologia, quindi, e ben vengano persone che usano la ragione per decidere. Peccato che siano davvero in poche, e che questi trucchetti possano essere talvolta usati a fin di bene (la velocità in autostrada), ma siano spesso – e soprattutto – usati da pubblicitari senza scrupoli per fini tutt’altro che nobili. Economici, direi. 😉
@Monti: Ciao!
Le persone che usano la ragione per decidere sono poche, ne convengo, ma non credo sia solo questione di “desiderio di conoscere”: di spazi pubblici nei quali potersi dedicare alla ricerca razionale ce ne sono pochi…