Le prime domande del questionario sulle intuizioni filosofiche hanno lo scopo di raccogliere “some information about your background”: informazioni generali sul contesto, come l’età e il sesso.
Le prime domande sono:
Quale è il tuo sesso? (What is your gender?)
Quale è la tua età? (What is your age?)
Quale è la tua razza o gruppo etnico? (What is your race or ethnicity?)
Quale tra le seguenti risposte descrive meglio le tue preferenze religiose? (Which of the following best captures your religious preference (if any)?)
Da notare come la domanda riguardante il gruppo etnico abbia la stessa formulazione di quelle sul sesso e l’età, e questo a differenza della domanda sui sentimenti religiosi. Come dire: la tua religiosità può essere sfumata e non facilmente catalogabile, ma il tuo gruppo etnico è il tuo gruppo etnico, non ci sono dubbi o incertezze, come per il sesso o l’età. O sei maschio o sei femmina, se hai 30 anni non ne hai 45, se sei ispanico non sei bianco o asiatico.
In Sono razzista ma sto cercando di smettere (Laterza 2008), Guido Barbujani e Pietro Cheli spiegano che i concetti di razza o gruppo etnico, se hanno un senso, non è certo stabile e definito come quello del sesso o dell’età.
Spiace vedere dei filosofi sperimentali, che dovrebbero essere i primi a cercare conferme oggettive e scientifiche dei propri concetti o preconcetti, cadere su un simile dettaglio.
Tuttavia, può capitare che ci sia l’ILLUSIONE che i gruppi sociali siano definiti e netti o che si spinga i singoli a decidere sin da piccoli di quale gruppo si sentono parte e da quale farsi rappresentare.
Hai presente la storia degli Hutu e dei Tutsi, due gruppi “creati” dai colonizzatori?
Ecco, senza arrivare a simili tragedie, nella società spesso le idee errate prendono sostanza e si materializzano in qualche modo.
E a quel punto, si possono dire del tutto illusorie?
Non so come vadano le cose in Pennsylvania, ma forse il questionario voleva catturare queste intuizioni e non una oggettiva appartenenza agli afroamericani o ai caucasici wasp.
ciao e buona domenica! 🙂
Ipotesi interessante, ma rimane il problema della formulazione della domanda. Perché non “in quale gruppo etnico ti identifichi?”?
Oltretutto, se ricordo bene il libro i Barbujani, la definizione di etnia ispanica riguarda anche la lingua…
aggiungerei per inciso che la formulazione è del tutto errata, per due ragioni:
1) il contenuto semantico di “razza” è profondamente diverso da quello di “etnia”, per cui non si capisce perché debbano essere posti come equivalenti nella medesima domanda.
2) La nozione di “razza” è errata per quanto concerne il genere umano. Di questo ancora non si è reso conto il ministero dell’istruzione, che ancora qualche anno fa ricorreva alla parola razza nelle tracce di maturità. La differenza di razza implica uno scarto genetico. Invece, io potrei trovare un dna molto più simile al mio confrontandolo con un aborigeno australiano che con il mio vicino di casa “romano de roma”.
@carlo scognamiglio: Questa storia degli esami di maturità non me la ricordavo…
L’insensatezza del concetto di razza umana è spiegata molto bene da Barbujani e Cheli, con dovizia di esempi della stupidità umana (come prendere in considerazione la grandezza del cranio senza tenere conto dell’altezza delle persone!).