Domani alle 11.45 (at the earliest, scrivono sul sito), si saprà il vincitore del premio Nobel 2013 per la fisica.
Che cosa deciderà l’Accademia reale svedese delle scienze? Sembra abbastanza scontato – ma non si sa mai – che la scoperta sarà quella del bosone di Higgs, giornalisticamente noto come “Particella di Dio”.
Ma chi premiare?
Peter W. Higgs e François Englert per la previsione del bosone di Brout-Englert-Higgs, come scrive nel suo vaticino la Thomson Reuters, quella dell’Impact factor delle riviste scientifiche? Oppure il Cern che ha – esprimendosi alla buona – confermato l’effettiva esistenza del bosone?
Tralasciando il problema filosofico del diverso valore tra teoria ed esperienza,1 c’è il problema del numero massimo di premiati. E sul tema si leggono un po’ di imprecisioni, in giro, e dire che basta dare un’occhiata agli statuti della Fondazione Nobel, pubblicati su Internet, mica tenuti sotto chiave in uno scantinato di Stoccolma.
Al paragrafo 4, gli statuti proibiscono espressamente che il premio venga diviso tra più di tre persone: “In no case may a prize amount be divided between more than three persons”. Impossibile, senza modificare gli statuti, premiare più di tre persone, per cui le decine – forse centinaia, non so – di persone che hanno lavorato agli esperimenti Atlas e Cms non possono essere premiate.
Però è possibile assegnare il Nobel a una istituzione. Qualsiasi Nobel, non solo quello per la pace: “Each prize-awarding body shall be competent to decide whether the prize it is entitled to award may be conferred upon an institution or association”, ogni commissione di premiazione può decidere se assegnare il premio a un’istituzione. Finora lo ha fatto solo la commissione norvegese del Nobel per la pace, ma nulla impedisce che possa farlo anche l’Accademia reale svedese delle scienze.
Il problema non sono gli statuti, il problema è la concezione della ricerca scientifica che hanno i premi Nobel, una concezione che alla base sembra avere l’inspiegabile e originale creatività di uno o due scienziati che, un po’ come il Newton della mela, improvvisamente si mette a gridare dalla gioia e scrive un’equazione sulla lavagna.
Sembra che il premio sia assegnato da una commissione di filosofi, il che forse spiega il mio interesse per la faccenda.
Una soluzione originale è quella proposta il 30 settembre da Science: “2013 Nobel Prize in physics awarded to Higgs boson“, “Il Nobel 2013 per la fisica assegnato al Bosone di Higgs”. Sì, proprio al bosone, prima entità non umana a ricevere il premio. Son soddisfazioni.
- Pensiamola così: a risolvere i casi è Nero Wolfe, che riflette senza uscire di casa, o Archie Goodwin, che va in giro e fa ricerche sul campo? [↩]
> decine – forse centinaia, non so
migliaia?
@mlejnas: Dipende da come li conti: potrebbero includere solo i capiprogetto (o come si chiamano), includere anche i ricercatori, i dottorandi o – per assurdo ma neppure troppo – estenderlo a tutti i dipendenti del Cern, incluso il personale di servizio che magari non si è mai avvicinato all’LHC ma con il suo lavoro ha comunque reso possibile l’esperimento.
Certo, nell’ultimo caso gli 8 milioni di corone del premio basterebbero forse per una cena…
Uno dei problemi in questo caso (come spesso) è che la stessa paternità teorica del bosone non è chiara. Anderson è probabilmente stato il primo, il contributo di Goldstone è fondamentale, poi ci sono Englert, Brout, Higgs, e ci sono anche Guralnik, Hagen e Kibble… Impossibile non fare torto a qualcuno assegnando il premio al fisico più modesto tra questi (Higgs).
@tomate: È cinico, ma il tempo aiuta a sfoltire i candidati: Robert Brout è morto nel 2011, gli altri non so…
Comunque – per i posteri – premio a Higgs ed Englert, con un buco forse in memoria di Brout e i fisici sperimentali del Cern citati nelle motivazioni.
fermo restando che “premi è per reginette di bellezza” (osvaldo soriano, se non ricordo male), il premio nobel, per quanto ridicolo in sé, si trascina un bel gruzzoletto; e assegnarlo al Bosone di Higgs mi ricorderebbe tanto la seguente leggenda metropolitana:
muore un anziano devoto benestante, e lascia i suoi averi – una villa e un miliardo – alla giovane vedova, a condizione che doni mezzo miliardo “alla madonna del divino amore”.
la donna, senza battere ciglio, compila il relativo assegno e lo intesta alla beneficiaria; consegnandolo al notaio dice mi raccomando dottore, identifichi con cura chi lo reclama…
@ricco&spietato: Commento solo il “premi è per reginette di bellezza” ché sull’ironica proposta di assegnarlo al bosone credo ci sia poco da aggiungere, oltre alla deliziosa leggenda metropolitana.
Se ne è discusso anche su Bioetica: perché questa attenzione per una cosa tutto sommato poco significativa (la parziale scelta di un gruppo di studiosi svedesi o, per la Pace, di ex parlamentari norvegesi).
Secondo me non è vero che “premi è per reginette di bellezza”. È vero che sono giudizi soggettivi (ma occorrerebbe approfondire il significato, qui, di soggettivo e oggettivo), ma è comunque un’occasione preziosa sia per distribuire risorse (con otto milioni di corone ci si possono fare cose interessanti: in proposito non vedrei male vincolare la metà del premio alla formazione di giovani, come fa ad esempio il Premio Balzan) sia per dedicare attenzione mediatica alla scienza, cosa che non fa male (in realtà, se fatta male può far male, ma è un altro discorso).