Alpha –leggendo il giornale: È una vergogna!
Beta: Sono d’accordo, è una vergogna!
Alpha: …
Beta: Di preciso, cosa è una vergogna?
Alpha: Questa storia delle Cina: siccome sono una nazione potenzialmente ricca, allora non facciamo nulla, non protestiamo per il Tibet, facciamo finta di nulla sulle violazioni dei diritti umani, quando ci parlano di campi di prigionia cinesi, i terribili laogai che nulla hanno da invidiare ai gulag sovietici, giriamo la testa dall’altra parte…
Beta: E immagino che le Olimpiadi siano un altro motivo di arrabbiatura.
Alpha: Sì, certo. Mi ricordano tanto le Olimpiadi di Berlino.
Beta: …
Alpha: Cosa c’è, non sei d’accordo? Sei uno di quelli che, per un po’ di soldi, è disposto a chiudere un occhio, se non tutti e due?
Beta: No no, stavo solo pensando ai due paralleli che hai appena tracciato.
Alpha: Quali paralleli?
Beta: Beh, tra la Cina di oggi e la Germania nazista, da una parte, e l’Unione Sovietica, dall’altra.
Alpha: Erano entrambe nazioni nemiche della libertà e della democrazia, come la Cina di oggi.
Beta: …
Alpha: Sei anche tu un nemico della libertà e della democrazia?
Beta: Tranquillo: anche se lo fossi, non essendo una potenza economica o militare, potresti tranquillamente bombardarmi.
Alpha: …
Beta: Sto scherzando.
Alpha: Ah.
Beta: Più seriamente, stavo pensando a quale sia la tattica migliore.
Alpha: La tattica migliore per cosa?
Beta: Per sconfiggere quelli che chiami nemici della libertà e della democrazia. Adesso, lasciando da parte tutte le differenze (storiche, sociali, politiche, geografiche, eccetera) tra Germania nazista, Unione Sovietica e Cina e considerando tutte e tre queste nazioni dei nemici da sconfiggere, mi stavo appunto chiedendo quale sia il metodo migliore.
Alpha: Il dialogo no di sicuro: dialogare con Hitler non mi sembra abbia avuto molto successo.
Beta: Mentre la guerra avrebbe funzionato.
Alpha: “Ha”, non “avrebbe”. Direi che è innegabile,
Beta: È anche innegabile che ci sono stati sessanta milioni di morti. E un intero continente distrutto.
Alpha: La libertà e la democrazia valgono molto di più.
Beta: Trovo difficile pensare alla libertà o alla democrazia come qualcosa con un prezzo, soprattutto se la valuta sono le vite umane.
Alpha: …
Beta: Comunque, anche ammettendo che 60 milioni di morti valgano la libertà e la democrazia, credo sia comunque sensato chiedersi se non ci siano offerte più economiche.
Alpha: ?
Beta: Sto pensando ad altri sistemi, più economici, per far trionfare la libertà e la democrazia.
Alpha: Ad esempio?
Beta: Il Cremlino non è stato bombardato. L’Unione Sovietica è stata distrutta economicamente, non fisicamente.
Alpha: Con la Cina non si sta facendo neppure questo.
Beta: Forse perché anche questo sistema ha i suoi difetti. Meno morti (ma bisognerebbe contare i conflitti periferici: la Corea, il Vietnam, l’Afghanistan…), ma molto più tempo: dai sei anni della seconda guerra mondiale, agli oltre quaranta della guerra fredda. E una soluzione meno stabile: la crisi tra Russia e Georgia non mi ricorda molto la libertà e la democrazia.
Alpha: Quindi?
Beta: Forse con la Cina è il caso di provare un’altra strada.
Alpha: Quale strada? Dargli tanti soldi?
Beta: Guarda un po’ questa vignetta:
Alpha: Ehi, ma è di Cox & Forkum, sono due autori di destra!
Beta: Sì, credo si possano definire così. Ma lascia perdere i due autori, e guarda bene la vignetta. Forse la mia lettura è di parte, ma io ci leggo che la ricchezza è legata alla libertà economica ed entrambe lo sono alla libertà politica.
Alpha: Arricchiamoli così, magari, forse, un giorno, chissà, diventeranno una democrazia?
Beta: Sempre meglio che bombardarli. No?
Alpha: …
Beta: …
Alpha: Torno a leggere il mio giornale.
Beta: Buona lettura.
Premesso che non sono un esperto e non ho palle di vetro, ma credo che, piano piano, inesorabilmente, anche in Cina qualcosa di democratico accadrà, forse anche (e auspicabilmente) qualcosa di migliore di quello ch’è accaduto e sta accadendo in Russia.
Ma il problema, forse, non è tanto la ricchezza che si concentra, sempre e ovunque, nelle mani di pochi. Il problema è nelle menti dei cittadini, nella cosiddetta “opinione pubblica”. Sembrano sciocchezze, ma basta guardare Berlusconi come si comporta in questo periodo di austerità: e chi glielo impone tale comportamento austero (si fa per dire!) se non l’attuale sentimento italico di ristrettezze e esiguo potere d’acquisto? Meglio così per carità, che invadere una Georgia qualsiasi, per calmare e distrarre il popolo e rinsaldarlo sotto le bandiere di un funesto nazionalismo.
P.S.
rinnovo i complimenti per i tuoi stimolanti dialoghi filosofici
“la ricchezza è legata alla libertà economica ed entrambe lo sono alla libertà politica”
non ne sarei così convinto: se si guardano paesi come l’arabia saudita, o la stessa russia, come citava luca, la ricchezza è enorme, ma concentrata in pochissime mani, con libertà civili e politiche limitate o addirittura inesistenti
@Luca Massaro: Grazie per i complimenti.
@raser: Io pensavo a una ricchezza diffusa, che coinvolge tutti i cinesi. Gli Emirati Arabi saranno ricchissimi, ma non sono un mercato per i beni di largo consumo, la Cina, invece, lo è e lo sta diventando sempre di più.
È, purtroppo, ovvio che lo cose non sono così semplici come quel “è legata” farebbe pensare.
E’ il tipo di legame che definisce il rapporto di questi tre elementi.
Guardavo giusto ieri sera un documentario intitolato Commanding Height, che interpreta i grandi mutamenti del secolo scorso (…fa impressione scrivere secolo scorso se sei nato negli anni settanta) contrapponendo le teorie economiche di Keynes e Hayek.
In una frase, anzi due: Keynes e’ a favore dell’intervento statale nell’economia, dunque limita la liberta’ del mercato (che poi economia e mercato saranno anche diversi, ma lasciamo stare). Hayek e’ a favore della piu’ assoluta liberta’ dei mercati.
Messa giu’ cosi’, fara’ raddrizzare i capelli in testa a chi queste cose le ha studiate davvero.
La tesi, molto di parte, degli autori e’ che la liberta’ economica porta alla ricchezza e alla lunga alla liberta’ politica.
@sgrignapola: C’è libertà e libertà, e quella di Keynes mi sembra avere la stessa dignità di quella di Hayek (per quanto conosca il pensiero dei due economisti ancora meno degli autori del semplicistico documentario che hai visto).
Insomma, la mai riflessione non vuole essere un’apologia dell’anarchismo economico, ma una semplice e ingenua riflessione su come esportare al meglio la democrazia.