Arthur Dent e Ford Prefect, grazie al motore a probabilità infinita, vivono una esperienza indubbiamente curiosa, che giustamente li spinge a dubitare di tutto:
Arthur e Ford aprirono gli occhi e si guardarono intorno, enormemente stupiti.
– Buon Dio – esclamò Arthut. – Sembra proprio il lungomare di Southend!
– Diamine, sono proprio contento di sentirti dire questo – disse Ford.
– Perché?
– Perché pensavo di essere diventato matto.
– Forse lo sei diventato. Forse hai solo creduto che io abbia detto quello che ho detto.
Ford ci pensò su.
– Ma l’hai detto o non l’hai detto? – chiese
– Credo di averlo detto – rispose Arthur.
– Forse siamo diventati matti tutt’e due-
– Sì – disse Arthur – è da pazzi, tutto considerato, pensare che questa sia Southend.
– Perché, credi davvero che sia Southend?
– Oh, sì.
– Anch’io.
– Quindi dobbiamo essere matti.
– Ma se non altro è una bella giornata.
– Sì – disse un pazzo di passaggio.
– Chi era? – chiese Arthur.
– Chi, quell’uomo con cinque teste e un cespuglio di bacche di sambuco pieno di aringhe affumicate?
– Sì.
– Non so, era uno.
– Ah.
Credo che questo sia l’unico caso nel quale sia sensato applicare il dubbio iperbolico cartesiano.
Per fortuna è altamente improbabile avere a che fare con un motore a probabilità infinita.
Se hai voglia e tempo rileggiti Opzioni di Sheckley. I dialoghi sono altrettanto folli, in apparenza, e altrettanto profondi.
Dici che Cartesio non avrebbe risolto anche questo dubbio iperbolico con il cogito?
@Marco Ferrari: Grazie del consiglio, non mancherò.
@jova: La questione è complessa. In poche parole: il dubbio di Cartesio è artificiale e molto debole e contro un dubbio simile il cogito cartesiano può funzionare.
Arthur e Ford, qui, hanno a che fare con dubbi molto robusti e concreti: temo che il cogito, qui, serva a ben poco.
In effetti sì,però Cartesio potrebbe rispondere che il motore a probabilità infinita non è altro che un mezzo con cui il genio maligno o il dio ingannatore insinuano in Arthur e Ford il dubbio,dubbio che diverrebbe così molto meno concreto e più artificiale.
Ecco qui un altrettanto simpatico antesignano dei paradossali dialoghi di Douglas Adams:
“- Io non so che intendiate per gloria, disse Alice.
Humpty Dumpty sorrise con aria di compatimento.
– Certo che non lo intendi… se non te lo dico. Eccoti un magnifico trionfale argomento.
– Ma gloria non significa un magnifico trionfale argomento, – obiettò Alice.
– Quando io uso una parola, – disse Humpty Dumpty in tono d’alterigia, – essa significa ciò che appunto voglio che significhi: né più né meno.
– Si tratta di sapere, – disse Alice, – se voi potete dare alle parole tanti diversi significati.
– Si tratta di sapere, – disse Humpty Dumpty, – chi ha da essere il padrone… Questo è tutto.”
@jova: Il problema è appunto lì: il motore a probabilità infinita non è creato dal genio maligno, ma ha una origine ben precisa e “reale” (non solo all’interno della Guida Galattica per autostoppisti: non sono esperto in materia, ma credo che alcune equazione della meccanica quantistica implichino una probabilità infinita).
@lector: Se Charles Lutwidge Dodgson amava i dodi, può un dodo non amare Charles Lutwidge Dodgson? 😉