A scuola avevo imparato che la popolazione mondiale ammontava a circa 6 miliardi di persone. Quel numero l’avevo memorizzato come un fatto, insieme alla velocità della luce, 300mila chilometri al secondo e alla circonferenza della Terra, 40mila chilometri.
Solo che mentre la velocità della luce è rimasta uguale e lo stesso vale per il diametro terrestre, la popolazione mondiale ha raggiunto senza che me ne accorgessi i 7 miliardi e ora, stando alle Nazioni Unite, siamo arrivati a 8 miliardi. Milione più milione meno, perché ovviamente si tratta di stime – nonostante per questioni comunicative le stesse Nazioni Unite si mettano a dare cifre precise all’unità.
Quella di tenere per buone informazioni non più aggiornate è citata dalla fondazione Gapminder come una delle cause di ignoranza sul mondo – insieme alla generalizzazione della nostra particolare esperienza e ai media che prediligono eventi sensazionali a mutamenti lenti – e quindi prendiamo un po’ di dati.
Our World in Data ha un interessante articolo sulla crescita della popolazione mondiale (è del 2013 con dati aggiornati al 2019) ricco di grafici e analisi.
Questa ad esempio è la popolazione nei vari Paesi:
Confesso che mi ha sorpreso vedere quanto piccola sia la Russia, pur sapendo che ha un territorio in buona parte non popolato.
Questa invece è la crescita della popolazione negli ultimi 12mila anni:
Eppure quello che questo grafico non mostra è che la crescita della popolazione sta rallentando. Dagli anni Sessanta, infatti, quella linea è un po’ meno ripida, anche se non si vede dal grafico. Se ci sono voluto 11 anni per passare da 7 a 8 miliardi di persone, ce ne vorranno 15 per arrivare a 9 miliardi e 21 anni per arrivare a 10 miliardi (questi ultimi dati, più aggiornati, provengono dalle Nazioni Unite che hanno un altro interessante sito dedicato alla crescita della popolazione).
Insomma, come affermano gli autori della ricerca di Our World in Data, “Si concluderanno due secoli di rapida crescita della popolazione“. Il concetto base è la transizione demografica, ovvero quel divario di tempo che separa il calo della mortalità dal calo della natalità. Insomma quel periodo in cui le persone vivono più a lungo ma fanno ancora tanti figli.
La popolazione mondiale dovrebbe quindi stabilizzarsi introno ai 10,4 miliardi di persone, o comunque non crescere più al ritmo di qualche milione di persone in più all’anno. Quello che resterà sarà una diversa piramide dell’età e anzi – per tornare alle conoscenze che vanno aggiornate – dovremmo trovare un altro nome per quel grafico che avrà più la forma di un panettone.
Quali saranno le conseguenze di tutto questo? Le Nazioni Unite sembrano presentare la cosa come una opportunità da cogliere. La cosa ha un senso: nei prossimi anni dovremmo avere un aumento della popolazione attiva. Certo, leggendo bene si capisce che la grande opportunità da cogliere è risolvere i problemi dovuti alla crescita: non tanto trovare le risorse per dieci miliardi di persone – ci dovremmo arrivare nel 2058, tra 36 anni – quanto i modi per ottenere quelle risorse in modo sostenibile.
Diciamo che e’ un’assai magra consolazione, rispetto alla catastrofica situazione della sovrappopolazione.
E’ come se…. colla casa che e’ gia’ a fuoco, qualcuno cercasse di tranquillizzare il poraccio proprietario dicendo che in soffitta l’espansione del rogo e’ un po’ meno veloce, l’incendio si allarga un po’ meno velocemente.
Gia’!
Sì, ricorda un po’ il “Man announces he will quit drinking by 2050” con cui un giornale satirico si faceva beffe delle scarse misure contro il riscaldamento globale.
Tuttavia le risorse per 8, e forse anche 10, miliardi di persone sembrerebbero esserci e la sfida, più che diminuire il numero di persone, è fare in modo che quelle risorse siano prodotte in maniera sostenibile e arrivino a tutti. Non che sia molto ottimista, ma forse non siamo nella situazione della casa in fiamme.
E’ una illusione.
Come scrivevo nel mio diario, da queste parti sono mesi che le autobotti riforniscono i comuni della collina e della montagna di acqua fossile (di falda).
Questo avviene da molti lustri. E’ tutto noto e arcinoto visto che sono a conoscenza del problema da almeno due lustri.
Stiamo letteralmente prosciugando falde accumulatesi in miliardi di anni in pochi lustri.
Si’ sembra che la risorsa acqua ci sia e che le siccita’ che si susseguono sempre piu’ gravi non siano un problema.
Ovviamente ci sono migliaia e migliaia di esempi del genere.
Per stringere:
1 – l’Italia importa il 3/4 delle risorse delle quali necessita.
2 – Il giorno in cui il pianeta ha finito le risorse rinnovabili annualmente cade ogni anno via via prima.
Non solo: la popolazione aumenta di anno in anno e, di anno in anno, le previsioni su una sua stabilizzazione prima e decrescita in poi spostano in avanti le date nelle quali cio’ dovrebbe avvenire.
La risposta che sento spesso e’ quella keynesiana: [chi se ne frega] tra tot anni saremo tutti morti.
Di fatto, oltre un disastro ecologico pure un furto intergenerazionale.
Grazie per aver pubblicato il commento sopra del 23 novembre.
Certo, la sostenibilità – e la distribuzione equa delle risorse – sono il vero problema da affrontare