Perché punire. Il collasso della giustizia penale di Vittorio Mathieu è una appassionata apologia della libertà – del concetto trascendentale di libertà.
Mathieu, con onestà, ammette che la libertà è un postulato: la libertà non è dimostrabile empiricamente:
[La] libertà, senza la quale non c’è responsabilità e punizione, non si sperimenta. Se ne possono sperimentare certi effetti, ma senza che si riesca a spiegare come si siano prodotti. Allora, non potendo produrre sperimentalmente un effetto di libertà, non possiamo essere certi, scientificamente, che la nostra libertà sia altro che fantasia.
Dimostrare sperimentalmente significa produrre, almeno nel pensiero, il fenomeno di cui si tratta: cioè, progettarlo in base alle conoscenze che abbiamo (o che supponiamo di avere) sulla natura, e poi ottenerlo mediante una tecnica appropriata. Producendo, così, artificialmente il fenomeno, si ha la conferma che le nostre conoscenze sulla natura, che portano a quel risultato, non sono sbagliate. Ciò si dice, generalmente, “verificare” un’ipotesi […].
Stando così le cose, non occorre alto per capire che non ci sarà mai una “verificazione” scientifica della libertà: occorrerebbe produrre o, almeno, pensare il modo di produrre con un esperimento mentale un atto libero artificialmente: ma è contraddittorio supporre che un fenomeno sia, insieme, e per lo stesso aspetto, fenomeno della libertà e prodotto artificiale.
(pp. 31-32)
Ho il sospetto che il concetto di dimostrazione sperimentale avanzato di Mathieu sia un po’ irrealistica – ma non credo che questo falsifichi la sua tesi: la libertà va postulata, non è possibile dimostrarla.
La libertà come concetto trascendentale, ovviamente.
Che cosa è un concetto trascendentale? In poche parole. è un concetto che riguarda la possibilità di conoscere un certo fenomeno. Riguardando la possibilità di conoscere, non può a sua volta essere conosciuto e va, quindi, postulato.
Ma è necessario rivolgersi alla libertà come concetto trascendentale per il discorso di Mathieu, che riguarda la responsabilità e quindi la legittimità della punizione? Secondo Mathieu, sì.
Secondo me, no. Ci si può accontentare della libertà non trascendentale e quindi sperimentabile.
Torniamo al testo di Mathieu:
Per progettare e ottenere con la tecnica un effetto occorre trovarlo legato a un insieme di cause naturali note; e ciò che è legato a cause naturali non è, sotto questo aspetto, un risultato della libertà. Quand’anche l’effetto che si provoca risultasse “in parte” dalla libertà, come quando Jago provoca la gelosia di Otello, l’aspetto per cui l’esperimento riesce, e Otello uccide effettivamente Desdemona, è sempre l’aspetto per cui Otello non era veramente libero. E se non era libero, come sarebbe responsabile di averla uccisa?
Per dimostrare sperimentalmente la libertà, io dovrei sperimentare sull’altro aspetto, quello per cui Otello è libero e può uccidere o non uccidere: ma se questo aspetto c’è, come posso progettare di produrlo artificialmente?
(p. 32)
Tralasciando le implicazioni etiche di compiere simili esperimenti sugli esseri umani (credo che difficilmente Desdemona acconsentirebbe), basta prendere un certo numero di persone e metterle nella situazione di Jago, Desdemona e Otello e osservare i risultati.
Se in tutti i casi Otello uccide Desdemona, ci sono ottimi indizi per concludere che Otello non è libero, ma vincolato dalle parole di Jago. Se in alcuni casi, invece, Otello non uccide Desdemona, possiamo concludere che Otello non è vincolato da Jago ma, rispetto all’effetto delle sue parole, è libero. Una variante dell’esperimento può essere, in metà dei casi, privare Jago della parola, e vedere se Otello uccide Desdemona anche quando non ascolta le parole di Jago.
Con simili esperimenti non ho certo dimostrato la libertà trascendentale tanto cara a Mathieu – ma ho dimostrato (fino a prova contraria) la libertà di Otello rispetto alle parole di Jago. Ed è una conoscenza sufficiente a stabilire la responsabilità di Otello per l’uccisione di Desdemona – non ancora per stabilire se punire o no Otello, ma questo è un altro discorso.
Da immanentista convinto, per me la libertà è solo un ambito non costretto d’esplicazione dell’essere, ossia un contesto spazio-temporale, fisicamente limitato anche se quadridimensionale, nel quale l’essere casualmente non incontra ostacoli al suo divenire.
@Ivo affinchè il tuo esperimento possa dare il risultato che cerchi, non dovresti “solo” mettere le persone nella “situazione” di Jago, Otello, Desdemona, ma anche dovresti fare in modo che abbiano il loro stesso carattere, educazione, istruzione, psicologia. Il problema è che a quel punto ti renderesti conto che tutti gli Otello ucciderebbero necessariamente tutte le Desdemona perchè influenzati allo stesso modo dalle parole dei vari Jago. Ma è esattamente quello che ti rifiuti di credere (ne abbiamo già parlato).
L’esperimento condotto in questo modo rigoroso, dimostrerebbe che non c’è nessuna responsabilità né libertà. Rispetto alla libertà trascendentale bhé, ci sarebbe da aprire una diatriba filosofica molto lunga è spinosa (spinoZa)… un’altra volta.
Ora tu mi dirai “ma no, io credo che…” oppure comincierai a modellare l’esperimento affinché generi il risultato che desideri (ti anticipo, lo già modellato io!), come è già successo in passato, rispetto a questo stesso tema… Io davvero non comprendo come un filsofo serio come te, possa ancora continuare a credere alla libertà, nel senso della responsabilità ch’è ciò di cui stiamo parlando. Capisco la libertà negativa, liberale, quale assenza di ostacoli esterni e bla bla bla… posso anche capirla. Ma la libertà morale! Come si fa caspiterina? Come?
@–>Zar
Spiegati meglio, se possibile, perché da quello che ho capito mi pare d’essere d’accordo con te.
@Zar: Esagerato.
Il test da me proposto vale per la libertà di Otello rispetto alle parole di Jago. Per quanto riguarda la libertà di Otello rispetto agli altri aspetti che dici tu occorrono – ne convengo – altri test.
E serve anche una teoria dell’individuo, che voleva essere argomento di un altro post.
@lector: Da come hai scritto il commento #3, sembra che essere d’accordo con Zar sia un evento nefasto! 😉
@–>Ivo 😀
proprio il contrario, e qui sta il “paradosso” di questo esperimento! per sperimentare l’esistenza della libertà bisogna che i soggetti dell’esperimento siano quanto più possibile diversi (o forse basta che siano presi casualmente diversi, senza tante ricerche e misurazioni di diversità), in modo da poter valutare se e come rispondono agli stessi stimoli.
se rispondono, pur diversi, allo stesso modo agli stessi stimoli, allora non c’è libertà. è una prova per negativo, non so come dire. dimostri come non funziona qualcosa, il contrario di quanto si fa con un esperimento scientifico quando si vuol mostrare come funziona una cosa.
il risultato che lo sperimentatore si aspetta, se vuole sperimentare la libertà, è che persone diverse rispondono a stimoli uguali in modo diverso.
quello che conta sono gli stimoli, non gli individui coinvolti. la libertà è una relazione con il mondo esterno, quindi un individuo risponde a stimoli in modo libero o in modo condizionato o addirittura in modo necessitato: se prendiamo cloni di jago, otello e desdemona (ammettiamo per un secondo il determinismo genetico), risponderanno necessariamente allo stesso modo agli stessi stimoli. ma questo non prova assenza di libertà. l’assenza di libertà sarebbe provata da triplette di individui diversi (x,y,z; a,b,c; 1,2,3; e così via) che rispondono allo stesso modo a stimoli uguali.
Io comincerei con un tentativo di definizione di libertà, che è quello che ha fatto Lector. In termini meno filosofici e riferendomi solo ad organismi semoventi, direi che la libertà è la completa assenza di impedimenti agli atti. Aggiungo possibili, perchè ovviamente non tutti gli atti sono possibili per un organismo che si muove. Il che è già una limitazione. Considero tra gli atti anche quelli mentali, e qui la faccenda cambia perchè in quel terreno sono possibili molte più cose.
Tornando alla mia pseudo definizione ‘la libertà è la completa assenza di impedimenti agli atti di un organismo’ si può estendere anche alle piante per esempio, che soffrono di una limitazione di tale proprietà quando sono troppo vicine le une alle altre.
Strettamente parlando, noto che anche dei quark non si può dire che hanno una libertà totale, essendo che quando è giusta la compagnia e la distanza sono ‘obbligati’ a diventare una particella. Da questo ne traggo una pseudo conclusione: la mancanza di alcune libertà consente l’esistenza, oppure detto altrimenti, l’assenza di una libertà totale consente l’esistenza di enti.
Bye
@Alex @paopasc Siete fuori strada, perchè qui non si sta discorrendo di una libertà qualsiasi, di una libertà intesa come autodeterminazione, o negativa, nella tradizione liberale come “assenza di ostacoli” nell’estrinsecare la propria volontà: qui evidetemente si sta parlando di “libero arbitrio”, ovvero sti sta cercando di capire se una persona può fare A ma anche B, perchè solo in tal caso posssiamo dirla responsabile (di aver fatto A o B) e dunque punibile.
@–>Zar
Per questo ti chiedevo un maggior approfondimento delle tue tesi: perché mi pare che tu dica che, in realtà, non siamo affatto liberi, ma che gli effetti delle nostre azioni sono solo il prodotto casuale delle circostanze. Se è quello che intendevi, sono d’accordo con te.
A mio modestissimo avviso, non v’è alcun nesso predeterminabile di causalità tra volontà individuale ed effetto collettivo: ogni risultato è solo casuale. Si può benissimo produrre del bene, pensando di fare del male e viceversa.
Forse sono andato fuori tema, ma mi pare che l’argomento sia piuttosto difficoltoso anche solo da inquadrare.
“autodeterminazione” è diverso da “libero arbitrio”?
se nell’esperimento con triplette diverse compare solo il comportamento individuato nella tripletta jago-otello-desdemona (mettiamo jod per comodità, anche se poi sembra l’inizio della parola spagnola joder), allora la libertà non esiste.
punto 1.
punto 2: se invece le triplette diverse (abc, 123, xyz…) esprimono comportamenti diversi da jod, allora si nega la proposizione (chiamiamola P) “la libertà non esiste”. certo non è ancora una prova che (chiamiamola Q) “la libertà esiste”, ma almeno sappiamo che si nega P.
se tra i comportamenti delle varie triplette, diciamo che ne prendiamo molte, compare anche il comportamento come jod, tanto meglio. vuol dire che non è un comportamento necessitato, ma uno dei possibili. altro tassello a favore di Q.
@Zar
come definiresti la scelta di Otello di uccidere? Non è forse l’unica azione, tra quelle possibili, che non era impedita (non importa da chi)?
Infatti sembrerebbe che, per esempio, il perdono di Desdemona, da qualcuno o qualcosa è stato impedito. Ne consegue che, tra tutte le scelte possibili, solo quella non impedita è stata attuata. La consideri una tautologia?
A me preoccupa di più sapere perchè è possibile una sola scelta alla volta, e ho una mezza risposta…
In quanto alla tua osservazione occorre considerare che l’assegnazione di volontà a un atto qualsiasi si ottiene, per ora, solo con metodi euristici, sia generali che riguardanti il fatto investigato. Ma la punibilità in seguito a responsabilità attiene a caratteristiche generali di libertà?
Bye
Se Otello agisce solo l’unica scelta possibile, allora non è libero. Se l’insieme delle condizioni quali: stato mentale di Otello, informazioni in suo possesso, sentimenti nei confronti di Desdemona, considerazione di sè e così via, eliminano una a una tutte le scelte lasciandone solo una, Otello decide e agisce, sembrerebbe non aver scelto ma subire passivamente la somma delle condizioni nelle quali si trova a agire, che rappresentano tutta la sua storia. Però se distinguiamo il ruolo degli atti motori e di quelli linguistici, considerando i primi come a una sola uscita alla volta e i secondi come a più uscite alla volta, se si dimostra che il suo mondo linguistico non permetteva che una uscita allora potremmo definirlo come incapace di intendere.
Detto in pratica: un animale che uccide un uomo lascia agire gli atti motori e non è responsabile perchè non libero di scegliere un’alternativa a quella che scaturisce dalla situazione. Un umano dovrebbe invece avere alternative perchè in grado col linguaggio di sondare e conoscere altre opzioni di azione. Solo se esiste un impedimento a questa conoscenza delle alternative non esiste il libero arbitrio.
Allora torna utile la definizione che ho dato sopra: la libertà come assenza di impedimento agli atti (sia mentali che fisici). Se esiste la possibilità di vagliare più opzioni di scelta significa che sei libero, anche se solo fugacemente ne immagini una, rispetto a quella dominante.
Bye
1) “come definiresti la scelta di Otello di uccidere?” Una non scelta. Una azione necessaria.
2) “Se esiste la possibilità di vagliare più opzioni di scelta significa che sei libero, anche se solo fugacemente ne immagini una, rispetto a quella dominante”. Capisco questo espediente di regredire dall’ambito dell’azione a quello della motivazione, ma putroppo è una strada che aveva già battuto Kant altrettanto inutilamente. Anche trascurando la forza coercitiva del motivo migliore, e accettando di chiamare la libertà il semplice contemplare il nostro bagaglio di buone ragione, rimane il fatto che sulla formazione del proprio “patrimonio motivazionale” (più opzioni di scelta)l’individuo non alcun autentico controllo, né responsabilità, perchè come sai esso è frutto del caso e assieme della necessita…
… dualisti …. siete solo dei dualisti…
😕 🙁 😐 😎
va beh cerchiamo di essere tolleranti …
Un sorriso a tutti
🙂
P.S. @Alex : la libertà esiste … ed è un oggetto intenzionale.
anche babbo natale esiste come oggetto intenzionale, e tutti gli anni si porta via metà della mia tredicesima… 🙁
@ il più Cattivo A meno che tu non sia buddista e abbia raggiunto il satori, sei anche tu dualista…
Un sorriso zen 🙂
@ Zar:
No guarda dualista no. Del buddismo so molto poco (sempre più di quanto mi interessi), ma se dovessi scegliere tra dualismo (di qualunque tipo, anche elettromagnetico) e qualunque altra cosa propenderei per quest’ultima, purchè non sia dualistica.
😎 🙂 😀
Solo tramite concetti quale la conoscenza trascendentale si può giungere a perdere ogni comprensione del mondo (immanente direbbe qualcuno, ma sarebbe un solo pleonastico e nasconderebbe un dualismo affiorante).
Un sorriso
Autodeterminazione, libertà come assenza di impedimenti esterni: a limitare la libertà è ciò che non fa parte dell’individuo.
Jago non è Otello, e tanto basta. Per la psicologia di Otello il discorso si fa già più complicato, ma rimane in piedi.
@il più Cattivo: Vedi dualisti un po’ ovunque 😉