Ci son più cose in cielo e in terra che non sogni la tua filosofia: questo è forse il più efficace riassunto della seconda parte del saggio di Ferraris Dove sei? Ontologia del telefonino.
La filosofia è più povera del reale perché fatica a riconoscere l’esistenza e lo statuto degli oggetti sociali come promesse, obblighi, pagamenti eccetera: oggetti particolari, che non hanno una consistenza fisica precisa come sassi e automobili, ma che non sono neppure eterei come i sogni e, soprattutto, non dipendono dalla volontà.
Che questi oggetti esistano davvero e che non siano sogni è (di)mostrato da Ferraris in maniera molto efficace. Provate a non mantenere una promessa, a non rispettare un obbligo o a non effettuare un pagamento: le conseguenze alle quali si va incontro sono indubbiamente diverse da quelle prodotte dallo smettere di sognare.
Una promessa è reale, esiste tanto quanto esistono le montagne, però non esiste come esistono le montagne: il Monte Bianco esiste anche senza l’umanità, una promessa scompare se tutti se ne dimenticano.
Che tipo di esistenza hanno quindi gli oggetti sociali? Per Ferraris, allievo di Derrida, una esistenza nel testo: gli oggetti sociali vivono attraverso iscrizioni, registrazioni che, di fatto, costruiscono la realtà sociale. Gli oggetti sociali hanno quindi un supporto fisico, per quanto modesto (p. 71) e variabile (p. 154). In particolare, hanno valore costitutivo le iscrizioni idiomatiche come le firme.
Questa tesi è il testualismo debole: testualismo appunto perché stabilisce che nulla esiste fuori dal testo, debole perché si applica solo agli oggetti sociali, non agli oggetti fisici, i quali non abbisognano di alcuna iscrizione, e neppure a quelli ideali, i quali devono essere registrati per essere conosciuti e socializzati, ma non per esistere.
La tesi è affascinante e ottimamente argomentata.
Vi sono tuttavia due aspetti non del tutto chiari, sintetizzati in due domande: Dov’è scritto? e Dove bisogna leggere?.