Angelita propone la sua verità banale sulla democrazia:
Una democrazia ben funzionante ha bisogno di […] cittadini con un minimo di cultura, capaci di comprendere il senso e le implicazioni pratiche delle leggi o delle proposte in campo.
La conclusione è semplice: «per comprendere gran parte delle discussioni politiche occorrerebbe una qualche conoscenza dell’economia».
Tutto corretto: i dibattiti politici migliorerebbero se alle scuole dell’obbligo si insegnasse almeno una infarinatura di economia.
Tuttavia c’è qualcosa che non torna in questo discorso.
Perché mai i cittadini dovrebbero capirne di economia? In democrazia i cittadini governano attraverso i rappresentanti. E sono questi ultimi, ossia i politici, che dovrebbero conoscere l’economia e fare discorsi sensati, ai cittadini si dovrebbe solo chiedere di giudicare secondo il buon senso.
Se i cittadini devono essere in grado di giudicare e comprendere… beh, allora che senso ha ricorrere ai rappresentanti? Che senso ha la democrazia così come viene intesa adesso? Tanto vale liberarsi dei politici, e provare a vivere felici senza.
Sono anch’io una grande sostenitrice del puro buon senso ma, a questa stregua, potresti dire: “perché mai i cittadini dovrebbero sapere leggere e scrivere? E’ sufficiente che lo sappiano fare i loro rappresentanti”.
Intendo dire: suppongo tu sia d’accordo che, a un livello minimale, la democrazia ha bisogno di una qualche razionalità dei cittadini (affinché il voto non sia vacuo). Altrimenti, credo non invocheresti neppure il buon senso.
Ecco, io dico il buon senso accompagnato dal sapere è anche meglio. Da piccola libertaria quale sono, non ho certo una gran passione per i programmi di istruzione obbligatoria dei cittadini. Ma, visto che la scuola dell’obbligo già c’è, mi prendo la libertà di chiedere che questa scuola insegni un sapere rilevante e utile per la vita civile. Più sapere dei cittadini, meno spazio di manovra per i politici loschi. Che c’è che non torna in questo discorso?
Per non dire che il sapere economico, come qualunque sapere, ha un valore in sé. E’ un fatto che il lavoro, gli interessi, i calcoli fanno parte della vita umana. Che cultura è quella che finge che le persone siano spiriti disincarnati e senza portafoglio?
È possibile vedere la democrazia come una risposta al problema: come ottenere una razionalità collettiva senza necessariamente avere delle razionalità particolari. Come far sì che in un gruppo di persone che non conoscono l’economia, l’urbanistica eccetera si compiano scelte economicamente, urbanisticamente eccetera corrette e razionali.
È ovvio che occorre postulare una razionalità e un minimo di conoscenza economica e urbanistica. Il problema è che questo minimo deve essere un po’ più di un minimo, dal momento che gli amministratori non mi sembrano capirne molto. E questo è un fallimento per la democrazia.
Per essere più chiari: quello che non torna non è il tuo discorso, che condivido integralmente (nella mia biblioteca hanno iniziato a materializzarsi alcuni libri di economia: Giavazzi, Hartford, F. Galimberti), ma la democrazia, che non è una soluzione al problema e, invece del meglio, riproduce il peggio.
Visto che sei in vena di letture economiche, mi permetto di suggerirti (e di suggerire ai tuoi lettori), l’ultimo libro di Bryan Caplan, “The myth of the rational voter“. Parla sia dell’ignoranza economica sia di altri tipi di irrazionalità e ignoranza degli elettori. Ti avverto che Caplan è molto scettico sulla tua speranza che la democrazia produca quella razionalità di cui gli individui sono privi!
Anche io sono molto scettico sulla democrazia…
In un certo senso, fornisce anche una possibile risposta concreta alle eterne domande su democrazia e populismo. […]
il concetto per cui i cittadini dovrebbero avere delle competenze di base di economia, urbanistica e quant’altro, è buon senso, ma è anche l’alibi perfetto per il tecnocrate. nemmeno i politici sanno molto delle cose che amministrano, infatti spesso si affidano a tecnici ed economisti.
il fatto è che una stessa questione può essere affrontata in modo diverso: nessun tossicologo può risolvere il dibattito tra proibizionisti e legalizzatori delle droghe e nessun medico può convincere in un senso o nell’altro abortisti o antiabortisti. al cittadino la scuola deve fornire la capacità e il coraggio di usare del senso critico, per poi usarlo in politica, per esercitare una scelta etica su questioni pratiche.
la democrazia è come è. forse la repubblica dei filosofi sarebbe meglio, o forse il brave new world di huxley. qualche idea migliore?
Ne dubito.
Diciamo che l’ottimista spera che la democrazia sia la migliore forma di governo; il pessimista sa che è vero. Io sono pessimista.
Vorrei dire due parole. Non so se vi sia mai capitato di leggere la Repubblica di Platone: il suo contenuto sembra anticipare il regime fascista. D’altra parte sicuramente avrete letto Utopia (e quel libro è proprio una prima proiezione del comunismo!!!). Tuttavia cosa vuol dire democrazia? Penso che sia insensato cercare di illudersi masticando questo vocabolo. L’unica forma di democrazia era quella diretta delle poleis greche (che avevano già molti difetti). Se per democrazia considerate solo l’aspetto strettamente politico allora devo dire che LA DEMOCRAZIA E’ NEGATIVA. con la fine della democrazia non ci sarebbe la fine del libero pensiero o del libero agire. cambierebbe solo colui o coloro che sono al potere. ma si potrebbe obbiettare dicendo che in questo caso quel potere potrebbe limitare l’agire ed il pensare del cittadino… sbagliato!!! quel potere non sarebbe permanente ed ereditario…. a questo punto si potrebbe obbiettare dicendo che chi potrebbe eleggere quel/li depositario/i del potere? la risposta sarebbe: i cittadini? e sarebbe democrazia? forse si. e quindi come si fa?
la soluzione basterebbe che si facesse il possibile per migliorare l’istruzione di tutti… il rappresentante può esserci anche se tutti sanno cosa si deve fare…. e questo non vuole dire che non ci possano essere opinioni differenti.
Il mio pensiero: la democrazia è fondamentale e io sono molto pessimista. la democrazia c’è solo ove c’è conoscenza… in quetse condizioni non c’è conoscenza…quindi proliferano istituzioni come la chiesa…partiti quali forza italia… potenze quali gli stati uniti…. se qualcuno si preoccupasse di leggere un libro alla sera il mondo sarebbe migliore.
Mi scuso per gli errori e le frasi poco chiare (inserite appositamente)… d’altronde stiamo discutendo di cultura e conoscenza…. ed anche politica….
Non sono riuscito del tutto a seguire il tuo discorso.
Le opere di Platone e Moro non sono programmi politici, ma riflessioni politiche, e catalogarli con alcune figure politiche del XX secolo è quantomeno riduttivo.
Sui limiti della democrazia… penso di essere d’accordo!