Sul sito Psicocafè è possibile leggere un bellissimo articolo sulle ricerche di Paul Ekman sulle espressioni umane: Le microespressioni, la verità e la menzogna.
Queste, in breve, le scoperte di Ekman, rimandando all’articolo di Giulietta De Santis per ulteriori dettagli.
Le espressioni umane sono universali: tutte le persone studiate da Ekman comprendono e usano le stesse espressioni facciali.
Anche i mentitori più abili tradiscono i propri sentimenti: è infatti sempre possibile identificare le microespressioni: dei cambiamenti involontari dell’espressione che durano anche meno di mezzo secondo.
Infine, Ekman e il suo collega Wallace Friesen scoprirono che simulare una determinata espressione induce nel soggetto la sensazione corrispondente: mimare una espressione triste provoca depressione, mentre forzare un sorriso può migliorare l’umore:
Questo contraddiceva la vecchia nozione che i sentimenti si originano nella psiche e poi il corpo li comunica semplicemente all’esterno.
Ekman and Friesen furono capaci di dimostrare che l’attivazione coordinata di certi muscoli facciali non solo influenzava la pressione del sangue e il battito cardiaco, ma poteva scatenare l’emozione corrispondente. Sembrò chiaro che esisteva un meccanismo retroattivo che partiva dai muscoli della faccia e giungeva ai centri emotivi del cervello.
Il filosofo, un po’ malignamente, non può non trarre due conclusioni.
Innanzitutto l’insostenibilità di ogni riduzionismo cerebrale: se i sentimenti possono nascere dal corpo e non possono non avere una manifestazione corporea, è evidentemente un abbaglio pensare di comprendere il pensiero limitandosi all’attività cerebrale.
In secondo luogo, Ekman e Friesen continuano a considerare l’espressione come manifestazione esterna di un sentimento interno. Eppure proprio le loro ricerche mostrano l’inadeguatezza di questo modello.
quel ‘e’ sempre possibile identificare’ si riferisce allo scienziato o a tutt? nel primo caso, si puo’ imparare a cogliere le microespressioni?
sono d’accordo con la conclusione wittgeinsteiniana (e perdonami se torno sempre li): l’espressione e’ l’emozione
Se ho capito bene il riassunto delle ricerche, tutti possono identificare le microespressioni, con il dovuto allenamento.
Secondo Psicocafè, tuttavia, molti non vogliono impadronirsi di questa capacità in quanto potenzialmente problematica per i rapporti sociali (tremo all’idea che mia moglie riesca a scoprire le menzogne sulle spese in libreria).
Inoltre intravedo altri problemi: molte comunicazioni avvengono per iscritto o al telefono; è difficile fissare in continuazione una persona; se le microespressioni riguardano i sentimenti e gli stati d’animo, è impossibile scoprire una bugia emotivamente simile alla verità.
Grazie Ivo per la segnalazione e gli approfondimenti sempre interessanti.
Però non concordo con le tue due conclusioni.
Anche se è ormai dimostrato che un’emozione può essere elicitata dal corpo questo non vuol dire che esse non possano non avere una manifestazione corporea. Immagina una persona paralizzata, può provare emozioni senza che il suo volto o il suo corpo possa evidenziarla all’esterno.
Inoltre anche se l’espressione può elicitare un’emozione retroattivamente, ciò non toglie che il meccanismo sia comunque di tipo top-down. Il corpo infatti produrrà quell’espressione in seguito all’elaborazione cognitiva dello stimolo.
Il processo è comunque stimolo—>cervello—-> espressione—-> emozione.
Esempio pratico vedo una macchina che mi viene addosso—-> il cervello dice pericolo—-> il corpo aumenta i battiti, suda, respira affannosamente—-> il cervello dice ok: PAURA. 🙂
Cara Giulietta, immaginavo non avresti condiviso le mie conclusioni, e ti ringrazio per le obiezioni.
Le mie sono state riflessioni maligne, e forse mi sono lasciato prendere un po’ la mano. Mi concederai, comunque, che queste ricerche almeno in parte lo mettono in crisi il modello mondo interno / mondo esterno…
Se parliamo di mente/corpo altrochè se lo mettono in crisi! 🙂 Abbracci.