Reale e razionale: dialogo senza lieto fine

Quando due filosofi discutono di reale e di razionale, non si sa mai come può andare a finire. Se i due filosofi in questione sono Tegatistene e Brasmenide la sorpresa finale è assicurata (anche se non è ancora finita).

Reale e razionale possono coincidere? Ossia, una cosa è reale se e solo se è razionale?
Ciò è vero se: 1. ogni cosa che si può razionalmente dimostrare è reale e 2. ogni cosa che è reale si può dimostrare razionalmente.

La prima affermazione è banale, anche se in filosofia il termine banale andrebbe usato con molta cautela.
La seconda affermazione invece sembra presentare difficoltà maggiore. Io indubbiamente sono reale e, spero, anche razionale, ma non credo che si possa dimostrare razionalmente la mia esistenza. E che dire poi di tutte le irrazionalità che vi sono al mondo?
Questione, appunto, ancora aperta.

5 commenti su “Reale e razionale: dialogo senza lieto fine

  1. perche’ la prima sarebbe banale? e poi cosa intendo per dimostrare?
    tutte le stupende dimostazioni carpiate con doppio avvitamente che facciamo coi numeri ad esempio, ci autorizzano forse a parlare in favore della loro relta’ o irrealta’? i numeri e il formalismo sono la cosa che funziona meglio al mondo. ma questo fatto non ha giustificazione. la reelta’ dei numero e’ ingiustificata e ingiustificabile.

  2. Caro anonimo,
    la prima affermazione è banale nel senso che non avevo nulla di particolare da dire in proposito! Avvertivo comunque che il termine “banale”, in filosofia, va usato con cautela.
    Sono d’accordo che la realtà (dei numeri come di me stesso) non è giustificabile (giustificare qualcosa vuol dire poter spiegare perché quella cosa c’è piuttosto che il contrario). Ma questo non significa che non sia attestabile. E credo che una dimostrazione sia, per quello che è dimostrabile, una ottima attestazione di realtà.

    I numeri sono reali, anche se ovviamente, in forma diversa da come lo sono e da come lo è questo sito.

  3. Secondo me tutto ciò “cozza” contro il fantastico teorema di Godel: esistono concetti reali per cui non si può dare dimostrazione. Quindi la 2 è falsa. La 1 invece… anche, perché secondo me la “realtà” è data dall’evidenza dei sensi; mentre, ad esempio, il concetto di “infinito” matematico esiste a livello mentale, ma non nella realtà. Si può razionalmente dimostrare un teorema, ma un teorema non esiste a livello del percepibile, non si può “incontrare per strada” un teorema, esiste insomma in quell’iperuranio fondato sulla logica, che però non si può dire che sia “reale” rispetto alla realtà materiale più di quanto sia reale il software rispetto all’hardware. Sempre che non si creda alla metafisica… 😉 Insomma credo che i concetti (gli unici dotati di “dimostrabilità”) abbiano un “grado di realtà” inferiore rispetto al sensibile, mentre invece i filosofi per molti secoli hanno creduto il contrario (e sappiamo anche perché e per colpa di chi…)
    (volevo chiedere un favore a qualcuno: avendo purtroppo studiato filosofia non più che a un livello liceale, mi sono spesso chiesto a quale filosofo assomiglio maggiormente, me lo sapreste dire voi?)

  4. Gaetano FIaccola: secondo me il teorema di Gödel ha importanza solo per la logica matematica, non per il resto. Quanto al resto del discorso… direi che il software è reale quanto l’hardware (a volte è persino più reale, nel senso di costoso).
    madady: tesi impegnativa: dovresti dimostrare che nessun filosofo abbia mai detto qualcosa di interessante in vita sua…

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